Quante volte ci sarà capitato di rimanere come tordi mentre i nostri figli ci facevano una domanda semplicissima. Riguardante anche il film che avevamo visto il giorno prima o cosa avevamo mangiato a cena. Un improvviso vuoto di memoria, che soprattutto dopo una certa età, sarebbe anche abbastanza normale. Soprattutto se isolato e magari inserito in un momento di particolare stanchezza. Magari proprio a sera, dopo un’intensa giornata lavorativa e altrettanto impegnativa nel seguire i figli nei compiti e nelle attività sportive. Ma se questi vuoti di memoria diventano continuativi, allora potrebbe essere il segnale che c’è qualcosa che non va. Come dimostrato in questo studio, potrebbe essere l’anticamera di una malattia importante, che potrebbe rivelarsi anche mortale. Ecco, perché in casi come questo, è bene rivolgersi subito al nostro medico e raccontargli cosa ci sta accadendo.
La prevenzione passa da un cervello sano
Improvvisi e clamorosi vuoti di memoria potrebbero quindi annunciare un evento che potrebbe cambiare per sempre la nostra vita e quella dei nostri cari. Secondo delle recentissime statistiche, l’ictus colpirebbe maggiormente le donne in giovane età, rispetto ai ragazzi. Proprio questi vuoti di memoria, con dei clamorosi momenti di défaillance, potrebbero esserne il campanello di allarme. Ictus, che quando colpisce, crea danni devastanti. Per questo, come ricordano medici e ricercatori, sarebbe importantissima l’attività preventiva quotidiana. Che passa inderogabilmente dai soliti consigli:
- attività sportiva e motoria quotidiane;
- dieta equilibrata e ricca di fibre, vitamine e minerali, ma anche di proteine magre:
- assunzione di almeno un litro e mezzo di acqua al giorno;
- limitazione nell’assunzione di alcol, possibilmente senza fumo.
Ma non dimentichiamo nemmeno, l’importanza dell’attività cerebrale e del suo esercizio, attraverso la lettura, l’enigmistica, i giochi di ruolo e tutto ciò che permette al cervello di agire e ragionare.
Improvvisi e clamorosi vuoti di memoria uniti a scarsa lucidità mentale potrebbero essere un campanello d’allarme non dello stress ma di una malattia anche mortale
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno 200.000 italiani circa sarebbero colpiti da ictus. 8 casi su 10 per la prima volta, mentre 2 su 10 sarebbero casi recidivi. Il problema, come ricorda la scienza è che nei casi più gravi, a distanza di nemmeno 1 mese dall’incidente, il soggetto potrebbe andare incontro alla morte. In quasi tutti i casi, sia il paziente che la famiglia rischiano di cambiare la propria vita. Con lunghi periodi di riabilitazione, tanti sacrifici, cure e medicine. Ecco, perché, la prevenzione passerebbe anche e soprattutto da una vita sana e che cerchi di allontanare lo stress il più possibile.
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