Alert dall’immobiliare USA
Abbiamo sempre sostenuto che se c’è un settore i cui dati macroeconomici vanno presi a scansioni temporali prolungate, ebbene questo è l’immobiliare.
Nulla pertanto di quando andiamo a commentare oggi deve essere inteso come allarme immediato.
Nel contempo però dobbiamo sempre avere ben presente che la crisi sub-prime nacque dal settore del mattone.
E questo è dato storico inequivocabile.
Dati macroeconomici americani di giornata
Come possiamo vedere dalla tabella sottostante lo scricchiolio odierno è consistente:
USD | Vendite di abitazioni esistenti (Dic) | 4,99M | 5,25M | 5,33M | |||
USD | Vendita di case esistenti (Mensile) (Dic) | -6,4% | -1,0% | 2,1% |
La vendita di case esistenti segna un -6.4% versus -1.0% atteso e addirittura +2.1% della precedente lettura.
Un vero e proprio tracollo del settore immobiliare USA
Qualcosa di analogo era capitato nel 2016 e ad inizio 2017.
Annotiamo e teniamo presente che in quelle occasioni, sempre il mese successivo erano emersi dati positivi ed effervescenti a smentire immediatamente che si stesse innestando un trend discendente.
Come se il mercato immobiliare viaggiasse su onde di attrazione ad alta frequenza che rendono l’acquisto più facile in un mese rispetto all’altro.
Il tutto senza seguire precise regole di stagionalità. Almeno negli USA.
Questo filo logico ci suggerisce vieppiù dunque di attendere almeno la prossima pubblicazione per trarre qualche indicazione di tendenza attendibile.
Poco impatto sulle borse
Quasi a confermare la loro scarsa dimestichezza coi fenomeni di più breve termine, tradotto in borsa, col trading, anche oggi i dati del settore immobiliare hanno avuto un impatto nullo sull’andamento delle quotazioni di borsa.
E questo nonostante il rilevante scostamento dalle attese…
Mercati e borse col fiato corto
Questa considerazione ci richiama una sintetica view sull’andamento dei mercati azionari.
Come avevamo accennato in precedenza le borse hanno già speso a livello probabilistico la maggior parte degli spazi rialzisti ipotizzabili per gennaio.
Andando anche ben oltre la media standard.
Un leggero ripensamento o se vogliamo un pullback era dunque fisiologico per evitare di raggiungere velocemente quegli eccessi su cui si sarebbero presentati soltanto venditori.
Ora però sta subentrando la variabile FED con la relativa spasmodica attesa delle borse per la decisione sui tassi prevista per il 30 gennaio.
Nella norma da qui a fine mese i mercati difficilmente prenderanno iniziative importanti per più di una giornata tenendo ben presente che se al rialzo gli spazi sono stati per lo più già occupati al ribasso rimarrebbe in teoria molto spazio.