Il Simposio di Jackson Hole di quest’anno è stato un evento tra i più attesi dagli analisti internazionali, soprattutto per l’intervento del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, intitolato “Monetary Policy in the Time of Covid”. Al di là del titolo accattivante, tuttavia, l’intervento si è limitato quasi interamente ad affrontare le dinamiche e le prospettive dell’inflazione e a giustificare le ragioni per cui i banchieri centrali degli Stati Uniti continuano a ritenere l’attuale infiammata inflazionistica un fenomeno soltanto transitorio, piuttosto che permanente.
Le parole di Powell non sono sembrate in grado di delineare delle conclusioni precise e univoche. La sua previsione finale sul tema inflazione, è stata, infatti, piuttosto aleatoria, conclusasi con la seguente affermazione: “il tempo ci dirà se abbiamo raggiunto il 2% di inflazione in modo sostenibile”. Una lettura che è risuonata piuttosto retorica ed attendista.
Il tempo ci dirà se abbiamo raggiunto il 2% di inflazione in modo sostenibile
Il passaggio più atteso dai trader era, tuttavia, quello relativo ai tempi e ai modi con i quali la FED intende attuare la fase di “tapering” (riduzione graduale) del programma di acquisto di asset, altrimenti noto come Quantitative Easing, nonché la strategia relativa al rialzo dei tassi d’interesse. Su questo tema, Powell ha dichiarato di essere tra i banchieri centrali della FED che, durante la riunione del FOMC tenutasi lo scorso luglio, hanno ritenuto che, se l’economia americana si dovesse evolvere positivamente come previsto, potrebbe essere opportuno iniziare a ridurre il ritmo degli acquisti di asset a partire da quest’anno. Con queste parole, Powell ha lasciato intendere che il tapering inizierà, quindi, nel secondo semestre del 2021. L’annuncio ufficiale potrebbe arrivare già nel FOMC di inizio novembre.
La posizione di Powell è in linea con le aspettative degli operatori di mercato, considerando che il presidente della FED ha anche inteso separare i tempi di attuazione del tapering da quelli dell’aumento dei FED funds. “La tempistica e il ritmo della prossima riduzione degli acquisti di asset non saranno destinati a fornire un segnale diretto sulla tempistica dell’aumento dei tassi di interesse, per la quale abbiamo articolato un monitoraggio diverso e sostanzialmente più rigoroso”, ha affermato Powell. Secondo molti analisti, una simile dichiarazione potrebbe significare che l’aumento dei tassi possa quindi avvenire nel 2022. Se così fosse, c’è da credere che, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, ci saranno interessanti effetti correttivi sui mercati azionari e dei bond sovrani.