Gian Piero turletti è un rinomato Analista internazionale. Autore di Magic Box in 7 passi e Metodo RCM Edizioni Proiezionidiborsa
ESISTE UN SEGRETO SUGLI INDICI AMERICANI, CHE GLI INTEVISTORI ED I TRADERS DI LUNGO PERIODO DOVREBBERO CONOSCERE?
Ebbene si. Si tratta di una particolare applicazione del metodo delle rette parallele. Come noto, da elementi basilari dell’analisi tecnica, due rette parallele formano un canale, che può essere rialzista o ribassista.
Il maggior problema per chi usa le cosiddette trend line consiste nel capire quali siano le rette effettivamente rilevanti, nel senso che talune rotture danno luogo a segnali di autentica inversione, mentre altri segnali sono solo false indicazioni.
Vorremmo quindi tutti conoscere come individuare le rette, la cui rottura definisce effettivamente un segnale di autentica inversione.
Questo risultato può essere raggiunto sugli indici USA.
Praticamente, sono andato a rilevare le trend line di lungo termine, la cui rottura ha dato luogo nel passato ad una effettiva inversione del trend in essere in quella fase, nel senso che, prima di questa rottura, non si erano avuti segnali di rottura, che sarebbero stati quindi falsi segnali. L’aspetto più interessante da osservare è che queste rette, nei diversi trend, sono parallele tra loro. Quindi, intendo dire che nell’attuale trend rialzista possiamo tracciare parallele alle trend line che hanno accompagnato anche le fasi rialziste terminate rispettivamente nel 2000 e nel 2007.
Nel trend attuale la retta supportiva, parallela a quella dei precedenti trend, è quella che interseca i minimi del 2009 e del 2011 e, come si nota, sinora non è mai stata bucata al ribasso.
CHE PROBABILITA’ STATISTICHE VI SONO CHE SI TRATTI DEL SEGNALE “INFALLIBILE”?
In effetti, non può mai essere comunque dato per infallibile un segnale di analisi tecnica, ma diciamo piuttosto che tale segnale è tra i più affidabili.
ESISTONO ALTRI ELEMENTI DI TALE TECNICA, CHE POSSONO ESSERE RILEVANTI?
Direi proprio di si. Mi riferisco al fatto che la retta in questione è anche la retta di supporto che, autonomamente, viene disegnata con il mio metodo Magic box.
Il metodo, come ben sanno coloro che lo usano da qualche tempo, consente infatti di definire rilevanti elementi di resistenza e supporto dinamici, oltre a proiezioni di setup spaziali e temporali.
In questo caso, quindi, la retta di supporto è la stessa individuata da due tecniche rilevanti, e quindi la sua valenza è accresciuta in termini di probabilità statistica.
CONSIDERANDO AD ESEMPIO IL DOW JONES, QUALE E’ IL PUNTO DI PASSAGGIO DI QUESTA RETTA E CON IL METODO MAGIC BOX, COSA SI PREVEDE PER QUESTO INDICE?
Di seguito indicherò alcuni elementi, in base ai quali ognuno potrà monitorare autonomamente l’andamento dell’indice in relazione alla trend line.
Questa trend line, che può essere tracciata su barre che utilizzano time frames differenti, daily, weekly o mensili, è quella che interseca i minimi del 2009 e del 2011.
Qualunque sia il time frame relativo ai grafici utilizzati, giornaliero, settimanale o mensile, notiamo che mai è intervenuto un segnale di rottura.
La parallela di resistenza, che insieme alla trend line supportiva, va a formare il canale rialzista di lungo, in cui i corsi sono tuttora inseriti, è quella che interseca i principali massimi a partire da quelli di gennaio 2009 e gennaio 2010.
Come dicevo, queste rette erano da tempo individuabili anche autonomamente con metodo Magic box, anche per chi non avesse fatto caso alla circostanza di essere rette parallele a quelle dei precedenti trend di lungo, con possibilità di essere individuate quanto meno da marzo 2012.
Avevo infatti parlato di tale analisi in miei precedenti interventi e rimangono valide quindi le proiezioni fatte in relazione all’individuazione di tali elementi.
In particolare, è previsto un rilevante obiettivo di lungo del Dow in area 19768 con possibilità di estensione sino a 20969 per/entro aprile/maggio 2016, salvo, naturalmente, che prima di raggiungere questi target vi sia una rottura della trend line supportiva, dianzi individuata.
COME SI CONCILIA QUESTA PROIEZIONE RIALZISTA CON ALTRE IPOTESI, INVECE RIBASSISTE?
Naturalmente, come sempre amo ripetere, in analisi tecnica nulla va mai dato per scontato, e quindi va detto che ovviamente prima di questa rottura della trend line supportiva di lungo, erano intervenute rotture di altre importanti trend line, di maggior inclinazione, che avevano segnalato quanto meno degli alert.
In tale occasione, avevo detto che se poi questi segnali fossero stati confermati, anche da parte della trend line supportiva principale, allora erano possibili proiezioni ribassiste verso certi obiettivi.
Ma con l’avvertenza della necessità di determinate conferme, in particolare indicando che il passaggio di tale trend line era proprio l’ultimo baluardo per il lungo termine.
SE, QUINDI, AL MOMENTO LA VIEW RESTA RIALZISTA IN OTTICA DI ANALISI TECNICA E PROIETTIVA, VI SONO COMUNQUE ELEMENTI MACROECONOMICI E SCENARI POLITICI TUTTORA FAVOREVOLI AL TREND RIALZISTA NEGLI USA?
ED IN PARTICOLARE, COSA DESUMERE DALLA VITTORIA REPUBBLICANA?
Intanto, va chiarito che la situazione americana, che vede un congresso con una maggioranza ed il presidente appartenere all’altro partito, si è già verificata altre volte.
Nei casi precedenti, osservando il periodo che va dalle cosiddette elezioni di midterm sino alla successiva elezione presidenziale, quindi un periodo biennale, notiamo che non si è mai assistito ad un andamento negativo, ma al limite laterale, oppure anche marcatamente rialzista.
Anche questa statistica è quindi favorevole alla prosecuzione del rialzo di lungo e peraltro in una situazione di trend positivo dell’economia americana.
Per quanto riguarda, invece, lo scenario politico, è indubbio che il presidente potrebbe vedere invalidate le sue decisioni dal congresso, ed a sua volta potrebbe porre il veto su iniziative legislative congressuali.
Credo, quindi, che la politica si concentrerà su quei temi che potranno puntare su un maggior consenso tra democratici e repubblicani, non ultima la politica estera.
MA SE L’ECONOMIA USA E’ MESSA ABBASTANZA BENE, PERCHE’ QUESTO VOTO A FAVORE DEI REPUBBLICANI?
L’americano medio, a differenza della maggior parte di noi europei, ha una psicologia diversa. Considera il proprio territorio di riferimento spesso come l’isola felice da difendere da minacce esterne, quali comunismo, socialismo, nazismo, fondamentalismo islamico.
In altri termini, dà molta più importanza alla politica estera, di quanta non ne dia l’elettore medio di altri paesi.
Non solo: vede spesso il ruolo degli USA anche nell’ottica di un garante contro certi rischi a livello internazionale, e non si può negare che i pericoli possibili, soprattutto dopo l’11 settembre, non sono visti solo come tali quando arrivano dentro gli USA, ma sin dal loro sorgere in altri territori.
Pensiamo alle questioni del fondamentalismo, ma anche alla nuova politica estera espansionista della Russia.
Ritiene, quindi, che sia opportuno intervenire prima.
A tale riguardo, va notato che la politica estera di Obama è apparsa sempre più isolazionista ed errata a molti americani, il cui senso di orgoglio nazionale è stato minato non solo di fronte alle minacce terroristiche, ma anche a fronte di quanto successo sul fronte dell’Europa dell’est, nel senso che pare venir meno la capacità di reazione statunitense.
Sul fronte economico invece c’erano dubbi non irrilevanti sulla possibilità di proseguire con politiche espansive basate quasi esclusivamente sulle manovre di politica monetaria della FED, che peraltro sta riprendendo i cordoni della borsa, ma per stringerli.
Infatti anche tali manovre hanno un limite evidente, per il fatto che la politica monetaria espansiva viene realizzata tramite l’indebitamento pubblico.
L’interrogativo più pressante è quindi diventato il seguente: fino a che punto è possibile continuare con tale politica?
Ed in altri termini, ci si interroga soprattutto sulla possibilità di politiche favorevoli allo sviluppo economico, anche a prescindere dagli interventi della FED.
Ora, considerando quanto si è fatto durante l’amministrazione Obama, non pare che i democratici siano in grado di continuare a rispondere con il loro tradizionale yes, we can, mentre i repubblicani hanno, tra i loro argomenti, quello di riproporre politiche liberali e di riduzione della pressione fiscale, che rilancerebbero la possibilità di ipotizzare un effetto economico espansivo.
La stessa formula che portò Reagan a stravincere.
MA COME SI CONCILIEREBBE IL NUOVO CORSO REPUBBLICANO, APPUNTO, CON L’INGENTE DEBITO PUBBLICO?
Va ricordato che gli stessi repubblicani si dividono in diverse correnti.
Le principali sono due: gli ultraconservatori e quelli che io definisco i democristiani d’oltre manica.
I primi sono convinti che il loro programma debba essere realizzato nel più breve tempo possibile.
I secondi sono più gradualisti e disponibili ad attuare il loro programma in maggior tempo, compatibilmente con un rientro dal debito pubblico.
L’assunto di fondo è uguale per tutti: la defiscalizzazione dovrà prendere il posto delle manovre espansive della FED, e portando ad un rilancio economico, ne conseguiranno maggiori entrate fiscali perché l’imponibile crescerà, pur a fronte di una minor pressione fiscale.
Gli ultraconservatori rimangono però convinti che senza raggiungere velocemente determinati livelli di riduzione, l’effetto positivo sull’economia non possa verificarsi, mentre i cosiddetti democristiani d’oltre oceano ritengono che sia preferibile maggior gradualità.
Naturalmente le differenze vertono anche su altri temi, ma non sono di nostro interesse, in quanto non direttamente relativi a questioni economiche.
Quanto all’elettore medio, si è comunque convinto che occorra dar spazio a manovre economiche, che prescindano dagli interventi della FED.
Quando ci saranno le primarie per scegliere i candidati alla presidenza ed alla vicepresidenza, vedremo se tra gli elettori repubblicani prevarrà il purismo conservatore o una corrente più moderata e centrista del partito dell’elefante.
CI CONSENTA UNA DOMANDA ANCHE UN PO’ IRONICA: MA LEI COSA SUGGERIREBBE?
Sinceramente, sono sempre stato contrario a monovre basate sulla creazione di nuovo debito pubblico.
Introdurrei il vecchio potere di creare moneta autonomo direttamente in capo al governo, ma entro determinati limiti quantitativi, senza ricorrere all’emissione del debito pubblico.
Il tutto da accompagnare ad una netta revisione della burocrazia e dei relativi costi, e ad un abbattimento di talune aliquote fiscali.
Direi che la mia posizione è quella di molti repubblicani centristi, e probabilmente corrisponde anche a quella di molti attuali elettori statunitensi.
INFINE, COSA PENSA DELL’ENNESIMO DISCORSO DI DRAGHI?
Sintetizzando, direi nulla di nuovo.
Parla di intervenire quando ce ne sarà bisogno.
Ma secondo lui non sussiste ancora tale necessità?
Quindi, anche per non reiterare cose già dette, chiudo con due brevi osservazioni.
Se non ora, quando?
Inoltre aggiungo che mi augurerei interventi non nel senso tradizionale, per cui le risorse andavano tutte o quasi alle banche, ma verso l’economia reale.
Ad esempio obbligando le banche che ricevono soldi a imprestarli a tassi agevolati a famiglie ed imprese.
Non dico che, direttamente, questo debba essere il ruolo di una banca centrale, ma indirettamente anche tale funzione dovrebbe essere svolta dalla BCE, precisando taluni paletti per i prestiti alla banche, in modo da dirottare denaro direttamente verso l’economia reale.