Il ritorno dell’inflazione potrebbe essere il driver di mercato del 2021

Federal Reserve

Il ritorno dell’inflazione potrebbe essere il driver di mercato del 2021 e pesare in qualche modo sui piani di ripresa di Europa e Stati Uniti, con i secondi possibilmente più esposti ad un aumento dei prezzi rispetto al Vecchio Continente.

L’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA a 10 anni – ritenuti un indicatore chiave delle aspettative inflazionistiche dagli operatori – registrato la scorsa settimana mostra infatti che i mercati credono che i prezzi di beni e servizi siano destinati a salire molto più bruscamente rispetto all’1,4% dell’anno scorso. Il che potrebbe costringere la Federal Reserve ad aumentare i tassi di interesse prima di quanto non intenda fare secondo la sua attuale guidance, nonostante le smentite dei banchieri centrali americani.

I rendimenti obbligazionari sovrani non sono però aumentati soltanto negli Stati Uniti, ma anche in Europa, con i titoli di stato francesi a 10 anni che sono diventati positivi giovedì scorso, per la prima volta da diversi mesi, mentre il Bund tedesco a 10 anni di riferimento è anch’esso salito, anche se rimane negativo. Aumenti sono stati registrati anche per i BTP italiani.

Il ritorno dell’inflazione potrebbe essere il driver di mercato del 2021

Stando alle cifre, i dati europei sull’inflazione del mese di gennaio hanno mostrato un balzo dei prezzi dello 0,9% rispetto al meno 0,3% di dicembre, a causa dell’aumento dei costi delle materie prime che si è riversato sui servizi e sui beni industriali. Se il trend inflazionistico dovesse proseguire anche nei mesi successivi, la BCE potrebbe quindi dover rivedere la sua guidance e anticipare l’aumento dei tassi d’interesse, con effetti sui rendimenti dei bond sovrani dell’eurozona e di conseguenza anche sui mercati azionari.

Certamente una prospettiva, quella inflazionistica, che può creare qualche difficoltà al neo eletto presidente degli Stati Uniti Joe Biden alle prese con il suo maxi piano di stimoli all’economia e ai governi dell’Eurozona più in difficoltà, come Italia e Spagna, i quali attendono impazientemente l’arrivo dei fondi del Next Generation fund (per il nostro Paese si tratta di circa 209 miliardi di euro) per dare una spinta a crescita e occupazione, che però richiedono un tasso d’inflazione moderato.