Ci risiamo: puntuale come le tasse, torna una nuova truffa che sfrutta l’applicazione di messaggistica più diffusa al mondo per spillare soldi. Si parla ovviamente di WhatsApp. Sembra non esserci limite alla fantasia dei malintenzionati, che trovano sempre nuovi trucchi per raggirare i malcapitati utenti.
Oggi la redazione di ProiezionidiBorsa ha analizzato per i lettori una vecchia truffa, nota nell’ambiente, che ora sta vivendo una seconda giovinezza. Già moltissime persone ci sono cascate e hanno perso il controllo dei propri dati. Dopo il ritorno della truffa del codice a sei cifre, ben confezionata per le feste, ecco che rispunta fuori quella ben collaudata del coupon da 250 euro.
Il ritorno della truffa dei coupon su WhatsApp: centinaia di utenti hanno perso soldi
Negli ultimi giorni infatti moltissimi utenti di WhatsApp hanno ricevuto, in concomitanza con l’attivazione del cashback e l’arrivo dei saldi, un messaggio molto invitante. Spesso accade che ci si iscriva a newsletter o che si facciano tessere di catene e grandi marchi molto noti in Italia: Zara, Conad, Carrefour, H&M, Unieuro, MediaWorld, insomma tutti negozi molto frequentati.
I malintenzionati puntano proprio su questo, magari sulla dimenticanza di chi si è iscritto e non lo ricorda. Il messaggio inviato su WhatsApp invita a recuperare un succoso buono da 250 euro per l’acquisto di merce nelle catene di negozi sopra citate. Tutto quello che il ricevente è invitato a fare è cliccare sul link presente nel messaggio per reclamare il premio.
Ed è qui che casca l’asino. Perché il link riporta immancabilmente ad una pagina di ‘registrazione’ nella quale viene chiesto di inserire i propri dati personali: tra questi, anche quelli bancari, “per l’accredito della somma”. Non bisogna cascarci! Si tratta del ritorno della truffa dei coupon su WhatsApp: centinaia di utenti hanno perso soldi.
I malintenzionati che si celano dietro questi trucchetti non aspettano altro per poter mettere le mani sui conti in banca dei malcapitati e spillare anche migliaia di euro.
Quando si riceve un link di qualsiasi genere, è buona norma e regola verificare che si tratti di siti sicuri e non di potenziali pericoli.