Nella scorsa settimana, il rapporto di cambio euro dollaro è salito ai massimi da marzo 2018, superando agevolmente la soglia 1,2100. Una corsa inarrestabile, quella del cross più scambiato, tale per cui molti trader stanno questionando sul se il trend rialzista possa proseguire fino a 1,2500 nel breve periodo.
Il vero problema, tuttavia, è che i fondamentali macroeconomici delle due macroaree Stati Uniti ed Eurozona non giustificano affatto una simile forza. Motivo per cui, molti trader fondamentalisti ritengono che il trend possa presto esaurirsi.
Analizziamo questo problema più nel dettaglio
Il quadro macroeconomico da analizzare prende in considerazione sia la stance di politica monetaria che quella di politica fiscale. Quanto alla prima, la stance monetaria della BCE è attualmente più accomodante di quella della Federal Reserve, se si considera che i tassi d’interesse sono in territorio negativo nell’Eurozona, cosa che non accade negli Stati Uniti. Una differenza che, almeno secondo la teoria economica, dovrebbe andare a favore del dollaro. Anche la forward guidance, ovvero l’orientamento per il futuro della politica monetaria, sembra essere in favore del biglietto verde, se si pensa che sul versante dell’inflazione il calo dei prezzi dovuto alla crisi si sta facendo vedere più nell’Eurozona che negli USA. Tanto che anche la tradizionale locomotiva Europea, la Germania, ha appena registrato un nuovo calo dell’indice dei prezzi al consumo.
Il rapporto di cambio euro dollaro è salito ai massimi da marzo 2018
Infine, anche sul versante dei dati macro, il calo del PIL dell’Eurozona per il 2020 è più marcato rispetto a quello degli Stati Uniti. Se poi aggiungiamo l’incertezza che si è creata negli ultimi giorni sull’approvazione del Recovery Fund, il fondo europeo destinato a finanziare l’uscita dalla crisi dei Paesi più colpiti, per effetto del veto posto da Ungheria e Polonia sull’accordo, ecco che l’elenco dei fattori a favore del dollaro è completo. Eppure l’euro sale. È solo mera speculazione?
Una risposta l’avremo subito questa settimana, quando la Bce varerà quasi sicuramente dei nuovi stimoli monetari, con gli acquisti di bond dei paesi dell’Eurozona effettuati mediante il piano PEPP che saranno probabilmente aumentati di 500 miliardi di euro, e con la durata del programma che, con ogni probabilità, sarà allungata ulteriormente, fino a tutto il 2021, se non parte del 2022. Ci si attende che, dopo lo statement del Consiglio Direttivo, il dollaro salga. Se anche dopo il prossimo vertice, invece, il trend non dovesse invertirsi, allora sarà il caso di cominciare a trovare altre motivazioni. Possibilmente più legate alle aspettative sulla politica economica del nuovo presidente Joe Biden, ancora tutta da sviluppare e spiegare ai mercati.
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