Xi Jinping è il primo presidente della Repubblica Popolare Cinese in visita alla regione autonoma del Tibet.
Neppure Mao entrò in questo regno proibito e dimenticato dal tempo.
Eppure durante la lunga marcia Mao lambì i confini più estremi di questo Paese.
Qui in Tibet l’Armata Rossa non si fece impietosire e si dedicò al saccheggio più brutale e sistematico, lasciando praticamente la popolazione a morire per fame.
Lo stesso Mao che non aveva certo il cuore tenero dichiarò “che questo era l’unico debito verso un Paese estero”.
Per questo motivo non entrò mai in questo territorio neppure dopo la sua conquista militare negli anni 1950-1951.
La conquista fu molto facile ma una guerriglia continuò per molti anni.
Il Tibet fu il Vietnam cinese
Secondo stime ufficiali in questa guerra non dichiarata morirono oltre 40.000. soldati cinesi, quasi quanti ne avevano persi gli americani in Vietnam.
Qualcosa è cambiato nella politica cinese verso questo Paese occupato militarmente fin dal lontano 1950? No.
Fin dalla discesa dall’aereo di XI a Lhasa, la regia del regime di Pechino è rimasta come ai tempi del periodo maoista, nulla è cambiato.
Tibetani o cinesi vestiti come tibetani con bandiere cinesi acclamavano il primo Presidente venuto nella città sacra.
Il primo presidente cinese in visita in Tibet. Liberalizzazioni finalmente per questa regione soggiogata da anni?
Niente affatto, soltanto la continua riaffermazione del predominio economico e militare cinese su questa regione autonoma.
Ormai in Tibet vivono molti milioni di cinesi e la continua politica di assimilazione è ormai compiuta. I tibetani rappresentano solo una minima percentuale di tutta la popolazione di questa regione e Lhasa ormai è assolutamente una città cinese.
Non siamo più in presenza delle tremende persecuzioni delle guardie rosse ma il regime non ammette il dissenso e la repressione è crudele e immediata.
Oggi i tibetani devono parlare il cinese e possono fare i soldi ma niente di più.
I monaci continuano a bruciarsi in piazza nella indifferenza del mondo intero.
Come sempre il fattore economico è predominante
Pechino si è resa conto che il Tibet rappresenta un grosso guadagno turistico ed economico.
Chi desidera andare in Cina, pretende di passare anche per Lhasa, la città degli Dei.
Il Tibet è la regione più gettonata dai turisti, i quali cercano di vedere “il mondo del Tibet”, quello per intenderci di Heinrich Harrer di “7 anni in Tibet“.
Ma questo Tibet è morto e non esiste più ormai.
Il magnifico Palazzo del Potala è sempre lì, a Lhasa, ma la storia, la religione, il mondo che rappresentava non esistono più, è solo un involucro vuoto.
All’interno del Potala, il letto del Dalai Lama è sempre pronto e rifatto tutti i giorni, messaggio del regime di Pechino che il Dalai Lama è sempre il ben venuto e che il Potala è casa sua, ma nella pratica non è così. Il vecchio Tibet vive in esilio in India e precisamente a Dharamsala.
Quello che non è riuscito all’esercito più numeroso del mondo è riuscito alla ruggente e crescente economia cinese.
Il grande sviluppo dell’economia cinese è stata la sentenza di morte per la causa tibetana.
Questa super potenza economica ormai non ha più alcuna paura che gli venga contestato il suo diritto di occupazione di questo territorio. Quello che non è stato possibile a Mao è stato facile per Xi Jinping, non per niente l’attuale presidente viene chiamato il nuovo Mao.