Da una recente indagine si è stabilito che:
negli ultimi anni gli anziani sono tra le categorie che più hanno pagato gli effetti della crisi.
I loro trattamenti pensionistici hanno perso progressivamente valore rispetto al reale costo della vita (anche a causa dei blocchi della rivalutazione automatica) e i loro redditi hanno scontato il peso di un fisco più aggressivo a livello locale. Ma anche l’aumento dei costi per la sanità – a cui come noto gli anziani sono costretti a ricorrere più ampiamente rispetto ad altre fasce di cittadini -, la diminuita disponibilità di prestazioni sociali da parte delle Amministrazioni locali e l’aumento dei costi dei servizi pubblici ne hanno eroso le disponibilità economiche e li hanno spinti sempre più ai margini della società. In estrema sintesi sono queste le proposte che si avanzano.
Il potere di acquisto delle pensioni ha subìto negli ultimi 15 anni una diminuzione del 30%.
In Italia quasi la metà dei pensionati, circa 7,4 milioni, il 44% per cento del totale vivono in una condizione di semipovertà, in quanto hanno redditi da pensione per un importo mensile inferiore a 1.000 euro lordi.
Tra queste, sono circa 2,2 milioni le pensioni erogate dall’Inps non superiori al livello minimo, che è di 500 euro mensili.