Di fronte alla terza ondata ormai prevista da tempo e all’incremento dei casi di contagio, è normale chiedersi quando tutto questo finirà. Soprattutto quando sarà possibile tornare ad una libertà di vita che permetta a numerosi settori di riprendere le loro attività.
Il nuovo lockdown in Italia, seguito da quello instaurato in Francia, ci mettono di fronte ad una dura realtà. E nel frattempo ci si continua a chiedere se è possibile combattere il virus con misure meno restrittive.
Effettivamente non esiste un piano unico e globale di gestione della pandemia. Eppure, un modo meno peggiorativo di gestire l’economia nei vari paesi è possibile.
Vediamo come questo è analizzabile secondo un recente studio.
Il Paese europeo dove si vive meglio durante il lockdown
Il “Lowy Institute for the International Policy” ha stilato una classifica dei Paesi che hanno gestito al meglio la pandemia. La Nuova Zelanda, il Vietnam e il Taiwan sono i primi tre Paesi ad apparire nella lista. Il primo Paese europeo che spicca è l’Islanda al 7°posto. L’Italia si trova al 59°, preceduta di poco dalla Germania al 55°, a metà classifica. La Nuova Zelanda, quindi, sembra essere il Paese europeo dove si vive meglio durante il lockdown.
Purtroppo, non è così divertente come in una competizione sportiva e si tratta di una statistica che si basa su sei parametri ben precisi:
- Il totale di casi confermati
- Il totale dei decessi
- I casi confermati ogni milione
- La percentuale di morti ogni milione
- Il totale dei test effettuati
- I casi confermati su mille test
Bisogna considerare dei fattori variabili, come la mancanza di effettivi dati fruibili dal web per quanto riguarda la Cina.
Migliori misure e qualità di vita durante la pandemia sono possibili
Per guardare anche alle notizie positive che danno speranza, l’Islanda e i Paesi baltici sono da esempio.
La Francia ha chiuso ristoranti, luoghi di cultura e spettacolo ormai dal secondo lockdown. La vita nelle grandi città diventa sempre più soffocante e grigia.
L’Islanda aiutata probabilmente anche da un clima più freddo, ha affrontato al meglio la pandemia. In effetti nonostante la chiusura di pub e discoteche, ha permesso la frequentazione di ristoranti fino alle 22, con limitazione di numero. Il coprifuoco non esiste e le rappresentazioni teatrali sono permesse, con numero massimo di 100 spettatori. Inoltre, i viaggi all’interno del Paese sono concessi, con test di controllo prima e dopo una quarantena di 5-6 giorni.
Nonostante la superficie geografica e la densità siano inferiori al territorio italiano, l’Islanda resta comunque un territorio più sicuro. E resta un Paese dove si possono condurre una vita sociale e culturale gratificanti.