A cura di Gian Piero Turletti,
autore di Magic Box in 7 passi e di PLT
Intervistiamo nuovamente Gian Piero Turletti sugli ultimi eventi politici e finanziari italiani, per approfondire le prospettive cui sta andando incontro il nostro paese.
Cosa pensa, complessivamente, del discorso programmatico di Conte? Ha cambiato opinione rispetto alle aspettative della vigilia?
Direi di no. Non avevo aspettative positive, e penso di aver fatto bene a non averne.
Anzi, il discorso, nonostante sia stato ampio ed articolato, altro non mi pare che una piena conferma di quanto effettivamente mi attendevo.
Importante per quanto espressamente indicato, ma forse ancora di più per quanto non esplicitato.
Tutto all’insegna di prospettive a mio avviso non condivisibili, sia dal punto di vista economico, che giuridico.
In particolare un discorso che, più che attrarre investitori e fiducia, rischia di allontanarli, come peraltro abbiamo visto ieri sui mercati.
In effetti, abbiamo nuovamente assistito ad un ftse mib in calo e ad un rialzo dello spread. A cosa attribuisce tale dinamica?
I principali strumenti di riferimento, btp future e future ftse mib, hanno certo risentito di alcuni fattori tecnici, come l’aver raggiunto soglie di resistenza tecnica rilevanti, per decretare un’inversione rialzista o una continuazione del ribasso.
Ma a quel punto il discorso di Conte avrebbe potuto e dovuto, a mio modesto avviso, rappresentare l’occasione, per fornire a questi il carburante per una risalita oltre tale soglia resistenziale.
Così non è stato ed, anzi, probabilmente quel discorso ha impattato negativamente sulle dinamiche finanziarie.
In ulteriori articoli approfondirò gli aspetti tecnici, ma intanto anche tale elemento non va sottovalutato.
A cosa si riferisce?
Per un verso Conte ha ribadito l’impostazione neokeynesiana della politica economica che dovrebbe essere seguita dal nuovo esecutivo, coniugando una sorta di keynesismo di destra e di sinistra.
Ha cioè dichiarato di voler puntare su una crescita economica, che sarebbe la conseguenza, ovviamente tramite il moltiplicatore keynesiano (tema già affrontato in precedenti articoli), di misure come il reddito di cittadinanza (incremento di spesa pubblica, misura tipica della sinistra keynesiana), e l’alleggerimento fiscale con la flat tax (misura tipica della destra keynesiana).
Tuttavia, per i motivi già precisati in precedenti occasioni, tale risultato non è garantito.
E proprio questa mancata sicurezza di copertura finanziaria è uno dei principali elementi che continua ad innervosire i mercati, preoccupati per le nostre finanze pubbliche.
E’ stata in tal senso, ad esempio, opportunamente utilizzata da Renzi l’immagine di un assegno in bianco, o di un contratto scritto con inchiostro simpatico.
Le tensioni finanziarie si stanno peraltro riflettendo anche sulla nostra curva dei rendimenti, che ad esempio nel momento in cui scrivo risulta appiattita nel tratto relativo alle scadenze 30/50 anni.
Cosa pensa dell’eventuale risorsa finanziaria costituita da un incremento dell’Iva, di uno spostamento del peso fiscale dall’imposizione diretta a quella indiretta?
Anche questo tema è rimasto non definito.
Vi sono state alcune indiscrezioni in tal senso, ma anche delle smentite.
Personalmente resto comunque assolutamente contrario ad una tale prospettiva.
Intanto perché l’incremento dell’Iva rischia, lungi dal contribuire ad un rilancio del nostro sistema economico, anzi, di contrarre consumi già non particolarmente brillanti in questa fase.
E come lo stesso moltiplicatore keynesiano dimostra, del resto la componente fiscale incrementata rischia di annullare l’eventuale impulso a favore dell’economia.
Inoltre pare sproporzionato il carico fiscale relativo alle diverse classi di reddito.
Mentre un incremento dell’Iva, infatti, impatta ugualmente su tutti, a prescindere dal reddito, di un alleggerimento fiscale possono agevolarsi soprattutto i redditi più elevati.
Vi sono altri aspetti che peraltro potrebbero allontanare la fiducia degli investitori?
Altri rilevanti aspetti delle dichiarazioni programmatiche riguardano la giustizia.
E, da questo punto di vista, il programma prospettato desta, a mio avviso, non poche preoccupazioni dal punto di vista dei principi di un vero stato di diritto.
Per meglio spiegare questo concetto, occorre considerare che in uno stato di diritto esistono alcuni fondamentali diritti del cittadino, soprattutto nell’ambito del diritto e della procedura penale.
Peraltro proprio uno dei motivi che tendono ad allontanare eventuali imprenditori ed investitori dal nostro paese riconduce ad una giustizia, in primis penale, tale di nome, ma non di fatto.
Leggi complicate e di difficile interpretazione rischiano di far incorrere in incriminazioni anche gli imprenditori con le intenzioni più oneste.
Una giustizia penale lunga e spesso troppo sommaria restituisce, non a torto, l’idea di un terno al lotto, in caso di incriminazione, invece che di una ricostruzione attenta e precisa delle effettive, eventuali responsabilità.
Il tutto ovviamente sommato alle inefficienze della giustizia civile ed amministrativa.
Ma che cosa, in particolare, la convince poco del capitolo giustizia nel programma del nuovo esecutivo?
Vi sono soprattutto due temi, che a mio avviso presentano particolari criticità, riforma della prescrizione penale e legittimazione dell’istituto dell’agente provocatore.
Veniamo al primo tema.
Anche se Conte non ha usato nel suo discorso espressamente tale termine, è evidente che nel riferirsi ad una riforma della prescrizione penale, indicata come possibile scappatoia per chi sottoposto a processo penale, si riferiva ad un’ipotesi di allungamento dei termini.
Anche perché una riforma della prescrizione non può che comportare termini più brevi o più lunghi.
Altrettanto ovviamente, una tale scelta non va certo nella direzione di un’attuazione dei principi di uno stato di diritto, tra cui quello della giusta durata del processo.
A fronte di una giustizia penale, infatti, che spesso non riesce neppure ad arrivare ad una sentenza nel merito, l’esecutivo cosa fa?
Altro rimedio non trova che allungare i termini di prescrizione, così da lasciare sotto processo cittadini che, non dimentichiamolo, in base alla costituzione sono presunti innocenti.
E’ chiaro che questo non è certo un incentivo per tutti quegli eventuali investitori, che avrebbero intenzione di avviare iniziative imprenditoriali in Italia, ma che non lo fanno, già temendo di incorrere nei rigori di una giustizia sbagliata, farraginosa e con tempi già dilatati oltre misura.
Ma forse ancora più preoccupante è un altro istituto, quest’ultimo attualmente non presente nel nostro ordinamento.
A cosa si riferisce?
All’introduzione nel nostro ordinamento del cosiddetto agente provocatore, anche questo tema sottaciuto, appena accennato, per le gravi implicazioni che sottende.
Per farlo comprendere, diciamo che l’agente provocatore è un operatore delle forze dell’ordine, che incita a commettere reati, per cogliere eventuali persone propense a delinquere in determinati settori, ad esempio nell’ambito della corruzione.
Sinora anche la giurisprudenza ha detto che questo sistema non è ammesso nel nostro ordinamento, e quindi chi compie reati, anche in tale forma, è comunque penalmente responsabile.
Dubbi esistono anche sulla liceità di prove raccolte in tal modo.
Anche perché avremmo uno stato che delinque tramite pubblici ufficiali.
Non certo, ancora una volta, un’espressione degna di uno stato di diritto, ed anzi, più tipica di uno stato di polizia.
Proprio anche queste prospettive giustizialiste certo non invogliano, per usare un eufemismo, ad investire nel nostro paese coloro che già non ripongono molta fiducia nei metodi, considerati già troppo sbrigativi, pressapochisti ed inquisitori, del nostro sistema giudiziario.
In prossimi articoli, Lei ha promesso approfondimenti della situazione tecnica.
Ma ci può anticipare qualcosa, con particolar riferimento alla situazione di lungo termine del future ftse mib e del btp future?
Nello specifico quali indicazioni si desumono dal metodo di lungo termine, da Lei ideato, PLT?
Nonostante il deterioramento del quadro tecnico, il fib non ha al momento ancora rotto al ribasso un fondamentale riferimento supportivo di lungo, basato sulla tecnica PLT.
La tecnica prevede un appuntamento fondamentale in chiusura di giugno, ed individua il fondamentale livello di 21430.
Una chiusura di giugno inferiore a tale livello farà scattare un alert di potenziale inversione di lungo al ribasso, che dovrà poi essere confermato da un successivo segnale integratore.
Quanto al long term btp future, al momento è stata ceduta l’importante soglia supportiva di 133,15.
In caso di chiusura di giugno inferiore a tale livello, scatterebbe un alert di inversione ribassista di lungo, da confermare poi con un successivo segnale integratore.
Viceversa la situazione di lungo termine del btp future e del fib resterebbe rialzista in caso di chiusura di giugno sopra le dianzi indicate soglie di supporto.