Nei giorni scorsi ci siamo avventurati nell’auspicio che il rinvio nell’emissione del rating sull’Italia da parte di Moody’s fosse un segnale di attenzione per valutare meglio e capire i programmi del governo.
L’agenzia Fitch non ha avuto la stessa pazienza. E’ stato, è vero, mantenuto il rating BBB ma nel contempo il rating è passato da stabile a negativo.
Credo sia lecito porsi qualche domanda su questa bocciatura.
La prima motivazione contiene già una risposta: non è chiaro se i programmi del governo si conciliano con l’intento di ridurre il debito pubblico.
Ma come?
La manovra finanziaria non è ancora stata presentata, il contratto di governo è per forza generico e già si dubita dei contenuti del progetto.
Volendosi fermare ed emettere giudizi, direi quasi preliminari, un agenzia dovrebbe tener conto che sì nel contratto sono previsti impegni di spesa importanti ma nel contempo il disegno è che poi questi rilancino le attività interne e l’occupazione generando nel tempo una forte lievitazione del gettito fiscale e del contesto generale italiano.
Per lo stesso motivo non regge la motivazione del rischio sul solito rapporto debito/ PIL visto che il governo intende scommettere su un ‘iniziale sforamento per poi averne un ritorno che compensi lo sforzo iniziale, peraltro già concesso dalla UE a Francia e Spagna…
Il rischio di smantellamento di riforme strutturali che hanno consentito quella che loro chiamano mini ripresa (ma allora perché se ci credevano non hanno migliorato il rating dal penoso BBB?) senza ancora conoscere nel dettaglio le alternative è un giochino che sa molto di atteggiamento prevenuto a priori.
La mancanza di un piano condiviso in materia economica all’interno del governo CONTRADDICE AL 100%
quanto supposto al punto primo :
delle due l’una o le idee del governo sono fonte di preoccupazione (idee non ancora decreti…sic) oppure non sono ancora delineate.
La posizione anti –euro supposta è ancora molto diluita dal tentativo di dialogare con l’Unione Europea, la stessa accettazione dell’imposizione di cambiare ministero al professor Savona ne è stata la migliore conferma, eppure questi analisti immaginano che possa esserci una fuga dai BTP italiani.
Che novità …come se la fuga dai BTP non fosse già in corso d’opera…ma proprio qui viene il bello:
il maggiore azionista di Fitch è il gruppo Fimalac col 60% (quota acquisita man mano dal gruppo media americano Hearst Corporation, quella del famoso rapimento…). Fimalac è quotata all’Euronext, è società francese (!!!) e, guarda un po?
Controlla il 100% di una holding olandese FIMALAC Developement Holding specializzata (oh che sorpresa”!!!) in investimenti a breve termine.
Come dire ma guarda un po’, un giudizio che condiziona certo l’atteggiamento degli operatori emesso da una società che a sua volta controlla il 100% di una società speculativa di breve termine.
La cosa incredibile è che una struttura di tal fatta ed azionisti possa trovare credito e seguito dai gestori e i trader ma si sa funziona così, non si ragiona su dati e strategie oggettive ma sui pareri di queste integerrime, rispettabili e soprattutto credibili agenzie di rating.
Occhio nessuno sta invitando a fare gli eroi ed andarci contro, anzi il timore è che questi pareri di Fitch siano l‘avanguardia di altri giudizi negativi che magari arriveranno proprio dalla più meditabonda Moody’s e fors’anche S&P , semplicemente è un aprire gli occhi verso un sistema che reclama il cambiamento.
In un mondo sensato le agenzie di rating dovrebbero essere controllate da soggetti lontani anni luce di mercati e tanto meno essere quotate
Dr. Gianluca Braguzzi
CFI Asset Management and Organization WIAM