Il debito pubblico italiano è sostenibile o no?

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Questa è la domanda che si stanno facendo tutte le cancellerie dell’Eurozona, e d’Europa nel suo complesso. Molte sanno già la risposta, o credono di saperla. Molte, se non tutte, conoscono parecchio bene la situazione dei nostri conti pubblici. Ma come stanno realmente le cose? Fermo restando che all’uomo della strada del debito pubblico interessa solo quando lo sente nominare ossessivamente dai media, l’Italia corre davvero dei rischi o no? La risposta è sì e no, ovviamente. E vediamo perché.

Il debito pubblico italiano è sostenibile o no?

Il debito pubblico italiano è sostenibile fintanto che viene ritenuto tale dai nostri creditori. L’ultima asta dei Btp ha sottolineato lo stato di debolezza del Paese, purtroppo, in questo momento. A cinque anni i tassi sono raddoppiati, il decennale è salito di mezzo punto. Cosa significa tutto questo? Cosa vuol dire in un momento in cui la pandemia sembra rallentare, ma non abbastanza?

Vuol dire che in questo momento, inizio di aprile mentre scriviamo, il rischio implicito della nazione Italia è raddoppiato. Ci sono le ragioni? Beh… più contagiati che in qualunque altro stato europeo, secondi al mondo dopo gli USA. Più morti di chiunque altro al mondo (più di tre volte la Cina, dove il virus si è originato). Percentuale dei guariti intorno al 15% dei contagiati, nettamente inferiore a quella di Germania, Spagna e Cina. Un lockdown ormai avanzato che ha fermato il Paese per il 90% a livello di fabbriche e servizi. Gli ingredienti per non aver fiducia nel Bel Paese ci sono tutti, in effetti.

E questo è, ahinoi, quanto stanno pensando anche molti altri nostri partner europei. I recenti contrasti a livello di riunione dei primi ministri della scorsa settimana risentono di questi problemi. E risentono dell’endemica debolezza italiana, che ha un debito pubblico troppo alto. E che non ha mai fatto abbastanza per ridurlo.

Quale l’impatto di tutto questo sul risparmio degli italiani?

Il debito pubblico italiano è sostenibile o no? C’è il rischio di una patrimoniale? C’è il rischio che la Troika possa governare tra qualche mese il Paese? No, secondo noi. Circola infatti sempre più forte la voce che le cancellerie europee stiano facendo il loro lavoro, cioè quello di trovare un modo per condividere i rischi, per condividere gli oneri oltre che gli onori di essere europei. Che poi è quello che volevano i padri dell’Europa unita. Una soluzione di questo tipo, per prima cosa, fermerebbe la speculazione. E mostrebbe a tutti la forza di un’Eurozona finalmente unita, con benefici per tutti.

Non solo; questo fatto eliminerebbe il rischio di una patrimoniale, praticamente certa se l’Italia fosse lasciata da sola. E, in quel caso, se non ce la facessimo, l’arrivo di una qualche forma di Troika sarebbe garantito, a meno di non voler vedere fallita la Nazione.

Ma la speranza è ben altra. La speranza è che si stia decidendo finalmente per una Nuova Europa, un’Europa che rilanci l’idea di se stessa. Sarebbe anche l’ora.