La fine della pandemia sembra ancora lontana e la crisi finanziaria sta certamente rendendo la situazione sempre più dura. Moltissimi italiani stanno fronteggiando le difficoltà causate da lunghi periodi di disoccupazione.
Altri ancora temono lo sblocco dei licenziamenti a causa delle precarie condizioni della propria azienda. In un contesto tanto difficile, molti lavoratori si trovano a dover sopportare condizioni particolarmente dure. La paura di restare senza uno stipendio spinge infatti ad accettare compromessi scomodi, se non addirittura illegali. Conoscere i propri diritti è invece fondamentale soprattutto in momenti complessi come quello attuale. In questo articolo analizzeremo fino a dove può spingersi un imprenditore nel controllare l’attività dei propri subordinati. Insomma, il datore di lavoro può pedinare un dipendente?
Una sentenza discussa
Con una sentenza del 21 gennaio, il tribunale di Bergamo ha deliberato in merito ad una delicata causa di lavoro. Un’impresa aveva fatto pedinare per diciotto giorni una dipendente in malattia. L’investigatore privato assoldato dall’azienda aveva quindi seguito gli spostamenti della lavoratrice riportando poi quanto osservato al proprio committente. Sulla base del resoconto documentato dall’agenzia investigativa, il datore di lavoro aveva deciso di licenziare la lavoratrice.
Quest’ultima ha impugnato il licenziamento ottenendo il reintegro sia in primo che in secondo grado. Secondo i giudici, le condizioni di salute della dipendente erano compatibili con quanto osservato dall’investigatore. Le richieste avanzate in giudizio dalla ricorrente non si sono però limitate al solo reintegro. La causa ha infatti riguardato anche la possibile violazione della privacy della signora che ha chiesto al tribunale un risarcimento. In altre parole, il tribunale ha dovuto rispondere ad una domanda precisa: il datore di lavoro può pedinare un dipendente?
Il datore di lavoro può pedinare un dipendente?
La lavoratrice ha ottenuto il riconoscimento delle proprie richieste relative al reintegro sul posto di lavoro. Il giudice ha però confermato la correttezza dell’operato dell’impresa nell’avvalersi di un investigatore privato. Il tribunale orobico ha quindi confermato che il datore di lavoro può pedinare un dipendente, anche avvalendosi di agenzie investigative.
L’unica attività di controllo che non può demandare ad un terzo è quella relativa al rendimento professionale. Queste ultime verifiche devono essere svolte all’interno dell’azienda da personale dipendente. Insomma, un imprenditore può effettuare appostamenti per sincerarsi della correttezza del comportamento dei propri lavoratori. Verificandone gli spostamenti anche attraverso il ricorso ad investigatori privati.