Il Corporate Counsel ed il rischio di compliance aziendale nell’era di internet

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Il Corporate Counsel ed il rischio di compliance aziendale nell’era di internet:  “Fare rete” attraverso i social network, la progettazione di un sito web e di un blog aziendale, rappresenta una valida alternativa all’investimento economico “Tout court”, specie per le start up. In particolare, per queste ultime, l’utilizzo del web si pone come una leva strategica d’innovazione e sviluppo imprenditoriale, che consente di conseguire risultati soddisfacenti, senza fare ricorso all’impiego di risorse finanziarie.

In questa prospettiva, il ruolo del Corporate Counsel è di estrema rilevanza, all’interno dell’impresa, nella misura in cui realizza un perfetto equilibrio tra progettazione e budget disponibile, un parallelismo tra esistenza reale e sociale. Si assiste, per tale via, ad una vera e propria rivoluzione delle strategie di mercato, alla nascita di una cultura imprenditoriale di tipo digitale. Segnatamente, il Corporate Counsel deve gestire e monitorare l’acquisizione di nuove risorse sul web, riducendo i costi di stock management, nonché costi e tempi di approvvigionamento e consegna dei prodotti.

Il Corporate Counsel ed il rischio di compliance aziendale nell’era di internet

In relazione ad ulteriore ma connesso profilo, l’attenzione del Corporate Counsel deve rivolgersi all’innovazione delle strategie di marketing. In particolare, al centro si pone il singolo consumatore, sul quale ricadono azioni di marketing personalizzate (relazioni di marketing “one to one”). Nell’era del digitale, il rispetto delle normative di rango internazionale, europeo e nazionali riduce il rischio di compliance aziendali. Il ruolo del giurista d’impresa assurge a garante del rispetto della legalità, al fine di eludere il rischio di compliance aziendale. Il gruppo di giuristi esperti, per la realizzazione dei predetti obiettivi, si avvale della predisposizione di circolari interne, della formazione dei dipendenti e collaboratori. Mezzi, questi, idonei a scongiurare il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative , perdite economiche rilevanti e/o danni reputazionali.

Il rischio di non conformità alle normative interne e sovranazionali, per vero, è aumentato in seguito alla diffusione delle “Whistelblowing” (denunzie infedeli). Al riguardo, nel 2019, il Parlamento Europeo ed il Consiglio dell’UE hanno adottato la direttiva  2019/1937, che potenzia e stabilisce norme comuni per la protezione dei soggetti, segnalanti violazioni del diritto UE. Tale direttiva, dovrà essere recepita entro il 17/12/21 dagli Stati membri, con espressa deroga ai fini della ratifica per i soggetti del settore privati, con più di 50 e meno di 250 lavoratori, per i quali il termine sarà il prossimo 17/12/23.

In ultima analisi, il proliferarsi della legislazione UE, nel settore del diritto d’impresa, nell’era del digitale, si pone in stretta correlazione con il ruolo, di estrema preminenza, del Corporate Counsel. Sarà interessante esaminare come e con quali mezzi l’Italia recepirà le direttive UE in materie, nonché individuare le normative interne, anche di attuazione, che il giurista d’impresa deve conoscere e del rispetto delle quali deve ergersi a garante, nell’era di internet.

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