Il coronavirus mette a rischio la fusione FCA-PSA?

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Il coronavirus mette a rischio la fusione FCA-PSA? Sul listino milanese il titolo del giorno è sicuramente FCA (e l’intera galassia Agnelli): non si sa se l’azione sia stata oggi più sospesa o più venduta. Probabilmente entrambe. Nel mentre scriviamo il titolo scambia a €6,25 circa (grosso modo -8,5%) ma l’antifona la si era capita già alle 9.00. Quando appunto non apriva per eccesso di ribassi. L’azione a dirla tutta crolla in scia dell’intero comparto automobilistico europeo, considerate le decisioni generalizzate di chiudere gli stabilimenti.

È il caso ad esempio di Volkswagen (-10%) e PSA (-7%), due colossi europei e non solo. In questo momento è l’emergenza di contenere il contagio che spinge anche all’assunzione di simili decisioni drastiche. Il mercato tuttavia ne proietta la misura al futuro prossimo e cerca di stimare le ricadute negative su fatturato e new fair value aziendale. Ma non solo: oggi serpeggiano infatti tra gli operatori finanziari i primi dubbi sulla fusione FCA-PSA. Si farà o no il matrimonio?

I termini dell’accordo siglato prima di Natale

Un doveroso passo indietro prima di rispondere alla domanda: il coronavirus mette a rischio la fusione FCA-PSA? Grazie anche al conseguito azzeramento del debito (frutto di anni di gestioni coi fiochi) a dicembre scorso FCA (MIL:FCA) individuò nella francese PSA il partner con cui unirsi. La sfida dei mercati globali, si diceva, imponeva (e impone) la costituzione di gruppi di grosse dimensioni, penna l’inevitabile perdita di quote di mercato. L’accordo mirava  tirar su il 4° costruttore di auto al mondo, dietro – nell’ordine – GM, Volkswagen e il trio Renault-Nissan-Mitsubishi. In sostanza casa-Agnelli si prepara a diluire la partecipazione senza disimpegnarsi dal comparto auto. Anzi provando a rafforzare la posizione anche nel nascituro gruppo. Quando del Covid-19 non vi era neanche l’ombra, il progetto era di realizzare un colosso da 8,7 mln di auto vendute, per un fatturato stimato di 170/200 mld di €. La sede legale in Olanda, tripla quotazione (Amsterdam, Parigi e Milano), oneri o onori più o meno equi-bilanciati.

Poi lo tsunami che non ti aspetti. Ora cosa attenderci?

Il coronavirus mette a rischio la fusione FCA-PSA? Lo scorso dicembre si disse che la fusione sarebbe stata perfezionate in 12-15 mesi, quindi in quello che allora era il tempo a venire. Ora il bello è che il mercato – come dargli torto? – mette in discussione se i termini di quell’accordo siano oggi validi alla luce degli eventi in corso. Cioè quell’accordo fu siglato il 21 dicembre, in un contesto economico e finanziario “normale”, nel senso pieno del termine. Oggi si ragiona e si parla in termini di pandemia, per cui …reggo ancora quelle strette di mano?

O c’è (almeno) qualcosa che andrebbe perlomeno rivisto? Spieghiamoci meglio, magari con l’aiuto di qualche numero. Alla vigilia di Natale FCA valeva poco più di €13 a titolo, mentre oggi l’azienda vale poco più della metà. Idem per PSA, €24,50 a dicembre, mentre oggi …meno della metà! Tre mesi fa circa si disse che prima del closing FCA avrebbe distribuito ai propri azionisti un extra dividendo di 5,5, mld di €.

Cosa riserva il futuro?

Mentre per l’anno in corso FCA e PSA avevano previsto di elargire un monte dividendi (ordinario) di 1,1 mld di euro e relativo all’esercizio 2019. È tutto confermato? O i mutati scenari di mercato, con l’inevitabile ‘consumo di cassa’,  richiederanno di rivedere le misure adottate a Natale? E, aspetto più spinoso e delicato su tutti, il rapporto di concambio è ancora valido?. Il 21 dicembre si disse che al closing dell’operazione gli azionisti di PSA avrebbero ricevuto 1,742 azioni della nascitura gruppo. Agli azionisti di FCA il concambio previsto era del rapporto 1 a 1 (1 vecchia per 1 nuova azione). Alla luce degli attuali tracolli dei due corsi azionari, dunque “quello” rapporto di concambio di FCA è oggi favorevole? Il mercato nutre giustamente dubbi.

Non spetta a noi dare risposte. Di certo oggi il mondo intero (anche quello economico-finanziario) è diverso da quello di un trimestre fa . Spetta alle due società, che meglio di chiunque hanno in mano il quadro della situazione dei loro conti, sciogliere i dubbi. Che magari saranno del tutto infondati. Ma fare (ulteriore) chiarezza non costa nulla.