Il contro delle feste è che ci si lascia andare un po’ troppo. Non disperiamo, il corpo ha bisogno di abbassare la guardia di tanto in tanto, di riposare.
Se ci abbiamo dato dentro con la forchetta dal Venerdì Santo al Lunedì di Pasqua, non c’è nulla di meglio di un Tabata rigenerante per eliminare ogni scoria. In questo articolo spiegheremo il circuito per l’addome che in 10 minuti brucia le calorie pasquali. Un allenamento rapido e (quasi) indolore.
Cos’è il Tabata e perché è così efficace
Parliamo di Tabata, una modalità di allenamento brevettata dal Dottor Izumi Tabata nel 1996. Si tratta si un allenamento ad alta intensità che funziona ad intervalli di tempo. Viene ritenuto, dagli studiosi del settore, il metodo migliore per combinare allenamento aerobico e allenamento anaerobico.
Un Tabata tradizionale dura 4 minuti, in cui l’esecutore svolge uno o più esercizi alternando 20 secondi di lavoro a 10 secondi di recupero.
Solitamente per rendere efficiente l’allenamento si propone di ripeterlo più volte, fino a un massimo di 8. Ma oggi vedremo una piccola variante di Tabata, che prevede un unico round da 10 minuti e si concentra sull’addome. Così ci lasceremo alle spalle gli eccessi pasquali.
Il circuito per l’addome che in 10 minuti brucia le calorie pasquali
Come anticipato, il Tabata che spiegheremo di seguito dura 10 minuti e si concentra sull’addome. Dobbiamo scegliere due esercizi per gli addominali, uno statico e uno dinamico. Di seguito proponiamo una versione base, ma molto efficace.
Il primo esercizio è il front plank, classica posa isometrica per la parete addominale. Il secondo è il flutter kicks: a pancia in su, dobbiamo muovere le gambe tese nell’aria come se stessimo nuotando a stile libero. Alterniamo l’esecuzione dei due esercizi con il protocollo Tabata: 20 secondi di lavoro e 10 secondi di recupero. Così per 10 minuti, quindi ripetendo ogni esercizio 10 volte (20 in totale). Alla fine i nostri addominali piangeranno e ci ringrazieranno allo stesso tempo. Se non fatichiamo abbastanza, basta scegliere esercizi ancora più duri. C’è l’imbarazzo della scelta.
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