I pestati di pomodoro e di basilico sono una specialità tutta italiana. Se pensiamo al pesto, il nostro primo pensiero va al pesto alla genovese, ottenuto con un trito di basilico, pinoli e aglio. Nel resto della penisola però ci sono altri tipi di pesto che meritano una menzione d’onore. Oggi parleremo del capuliato, bontà di pesto di pomodoro.
L’origine
Il capuliato, bontà di pesto di pomodoro, vede la sua diffusione nella provincia di Ragusa, a Vittoria. Il pesto si ottiene essiccando dei pomodori al sole e triturandoli a pezzetti. Alcune ricette prevedono l’aggiunta di aglio e basilico per condire il trito che viene fuori dalla preparazione.
Pare che la sua nascita derivi da un modo di conservare i pomodori più a lungo, senza che andassero a male. La diffusione dei pomodori nell’isola deriva anche a questo tipico pesto di pomodoro. I siciliani infatti non erano molto propensi a mangiare i pomodori e vennero così adottate varie tecniche per rendere queste verdure più “appetibili”. La preparazione del capuliato avviene in estate, dopo la raccolta dei pomodori. Vengono così conservati per avere una bella scorta durante l’inverno.
Il capuliato, bontà di pesto di pomodoro
Il pomodoro secco è sicuramente uno degli alimenti principe della cucina siciliana oggi, basti pensare a tutte le focacce arricchite da esso.
Ma il capuliato, bontà di pesto di pomodoro, si utilizza anche sulle bruschette per arricchire il pane col suo sapore forte e deciso. Alcuni comuni dell’hinterland ragusano ci condiscono persino la pasta, arricchendola con mollica, aglio e basilico. Alcuni infine ci aggiungono persino il peperoncino, per ottenere un battuto di pomodoro genuino e goloso con cui condire il pane.
La reperibilità del prodotto è purtroppo collegata alla sua produzione. La sua diffusione è infatti relegata alle aree intorno al ragusano e nella zona interna dell’ennese, dov’è possibile acquisire il capuliato in supermercati, salumerie o negozi di alimenti generici.