Il caso Italia non spaventa più e il Btp piace ancora a chi investe sui mercati. Ecco perché
Il Caso-Italia non spaventa più
Dopo un coro di tagli sulle stime di crescita italiane, dopo una recessione tecnica effettiva e dopo i ripetuti allarmi giunti anche a livello europeo, il caso Italia non spaventa più. Indubbiamente gli ultimi dati macro in leggera ripresa hanno dato una mano alla fiducia. In realtà, però, il fattore determinante è stato quello delle banche centrali. Il che permette di capire perché, oltre ai Btp, siano tornati, al centro della scena, anche i Bonos spagnoli.
I punti a favore del Btp
La Bce ha confermato la sua volontà di mantenere i tassi al minimo ancora per diverso tempo (tutto il 2019 se non oltre). A questo si è aggiunta anche la presenza di una serie di TLTRO che permetteranno un migliore quadro sul credito ai privati. Allargando la visuale la Fed manterrà i suoi tassi allo stato attuale per tutto l’anno. E in tutto questo i Btp tornano a piacere agli investitori. 22 miliardi netti comprati dai fondi esteri certificati da Bankitalia solo a gennaio. Un nuovo interesse che nasce nonostante i già citati allarmi non solo sul rallentamento economico ma anche, e soprattutto, sulla sempre più fragile tenuta dei conti.
I punti contro il Btp
Di certo secondo quanto evidenziato dagli analisti, si tratta semplicemente di un miglioramento di alcuni fattori che sostengono il panorama economico nazionale. Ma è anche vero che la propensione al rischio è aumentata proprio grazie ad un generale accomodamento degli eventi. Ed è proprio questo il punto dolente: qualora queste situazioni esterne dovessero cambiare, il pericolo di una crollo aumenterebbe.
Non bisogna dimenticare, infatti, che Standard & Poor’s deve ancora dire la sua sul rating italiano. Ciò avverrà il 26 aprile e potrebbe avere impatti diretti sulla percezione del rischio Italia.
TLTRO
Le già citate misure di finanziamento agevolato per le banche ed il credito sono state annunciate, ma nulla è stato detto sui particolari. Particolare che, qualora dovessero essere favorevoli alle banche, potrebbero permettere altri acquisti da parte degli istituti di credito verso i titoli di stato. Ma potrebbero anche rappresentare, invece, una zavorra ulteriore. Resta poi l’incognita politica.
Ed in questo caso le voci sono due: una per le elezioni europee di maggio, l’altra per le tensioni interne alla maggioranza. Tensioni che potrebbero acuirsi, se non addirittura esplodere, con la presentazione del nuovo Def, il documento di economia e finanza.