La giornata di oggi è segnata dal petrolio brent in rialzo intorno agli 82,55 dollari al barile. La domanda di greggio secondo gli esperti dovrebbe superare i 100 milioni di barili al giorno l’anno prossimo. Il maggior rimbalzo si dovrebbe avere nella seconda metà del primo trimestre 2022. Molti operatori sono preoccupati anche per il prezzo della benzina che si dirige verso i 2 euro al litro. La produzione di energia da combustibili fossili, insomma, non è affatto destinata a scendere come sperano la Presidente UE e l’attivista svedese Greta Thunberg. Secondo vari osservatori crescerà invece, toccando anzi un picco incredibile nei prossimi due decenni e i prezzi dei combustibili fossili rimarranno molto volatili. Quindi con una ‘fiammata’ il brent vola a 82 USD al barile, la benzina verso i 2 euro al litro e corre la domanda di carbone. Vediamo perché con la Redazione Attualità di ProiezionidiBorsa.
La domanda di carbone e gas supera già ora i massimi
Con la ripresa delle attività industriali alla massima potenza, la domanda di carbone e gas naturale ha superato i massimi storici registrati prima della pandemia. Anche se la transizione alle energie pulite prosegue, la richiesta di combustibili fossili è alle stelle. Riparte la produzione in Italia mai i prezzi delle materie prime preoccupano Confindustria e le associazioni dei consumatori. Dunque, prepariamoci: il Governo Draghi forse non riuscirà ad arginare i rialzi record delle bollette energetiche dopo Natale. A proposito di gas naturale, la domanda è diminuita dell’1,9% lo scorso anno. Si tratta di un calo inferiore a quello di altre fonti energetiche, poiché le utility hanno aumentato la produzione di elettricità per soddisfare la domanda di riscaldamento in inverno. Entro la fine dell’anno la richiesta di gas aumenterà del 3,2% a 4 trilioni di metri cubi, azzerando le perdite 2020 e spingendo la domanda sopra i livelli 2019.
La transizione energetica è troppo lenta
La carenza globale di gas naturale, i prezzi record del gas e del carbone, la carenza di elettricità in Cina, unita alla corsa del prezzo del petrolio sono facce dello stesso problema. La domanda di energia è tornata a crescere e il mondo chiede in prevalenza combustibili fossili per soddisfare la maggior parte di questi bisogni. Il calo della domanda durante la pandemia era dovuto al rallentamento delle attività nelle principali nazioni. La transizione energetica ci sarà, ma gli economisti la considerano operativa almeno nell’arco di un decennio. Basta vedere i dati dell’Agenzia internazionale dell’Energia (AIE) riferiti dal direttore Fatih Birol. Più di tre quarti della domanda mondiale è ancora rivolta ai produttori di combustibili fossili.
Il brent vola a 82 USD al barile, la benzina verso i 2 euro al litro e corre la domanda di carbone
Ma perché ora salgono tanto anche tutti gli altri prezzi? Alcuni governi hanno preso impegni stringenti e non vogliono aumentare la produzione di carbone. Germania Francia e Regno Unito sono di questo avviso. La Germania chiuderà le sue miniere entro il 2038. La Cina è il maggiore produttore di energia da carbone. Ma ora, rispondendo alle pressioni internazionali, ha inasprito le norme richieste alle miniere fornitrici in fatto di sicurezza. Dunque si rifornisce più in Indonesia che in India. La Cina ha avviato un razionamento dell’energia per l’industria pesante. Dunque anche i prezzi di certe materie prime come l’acciaio e l’alluminio o il rame ne risentono.