I veri numeri della crisi economica italiana ve li diciamo noi, senza peli sulla lingua. Non pensiate che l’Italia, purtroppo, stia andando bene. Non pensiate che le imprese possano sopravvivere grazie a qualche aiutino di Stato che, tra l’altro, tarda anche a venire in molti casi. E che, in generale, dà più l’idea del “pannicello caldo” che di un reale aiuto, di un medicinale forte e risolutivo per il paziente Italia. “Il trauma della recessione è attutito dall’effetto potente e diseguale della spesa pubblica”, come ha osservato Federico Fubini sul Corriere della Sera.
Le erogazioni governative stanno raggiungendo ⅓ della famiglie italiane, finora. E dove questi soldi arrivano, contano per metà di quelli che erano disponibili prima della crisi. Il problema, però, è un’altro. Per uno di quei paradossi tutti italiani (che non dovrebbero esistere), chi sta meglio di altri sta ricevendo più soldi e prima di chi sta peggio, a paragone.
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che segue la distribuzione dei fondi, dà le cifre. Sta ricevendo sussidi il 25% del 10% (una famiglia su quattro) di quelle con le maggiori entrate del Paese. La fetta dedicata ai redditi più alti è esattamente quella dedicata ai redditi più bassi (l’8,8% dei trasferimenti totali). In parole poverissime: i più benestanti e quelli meno ricevono soldi alla stessa velocità, e la stessa cifra. E considerando le differenze tra i due gruppi…
E cosa succederà quando il denaro pubblico si ritirerà del tutto?
Cosa succederà quando scadrà la CIG straordinaria, prevista per 9 settimane? E quando scadranno le indennità per gli artigiani ed il
per chi non ha altri ricavi, che dureranno 2 mesi? Il 17 agosto, poi, le imprese potranno tornare a licenziare, perché scade il termine entro il quale non possono farlo. Ci vogliono nuovi sussidi, dite. Ma questi comportano più deficit e più debito. Ed è pur vero che senza di essi, a settembre la Nazione si scontrerà contro un muro di disoccupazione e di stress sociale. I lavoratori che finiranno a casa potrebbero arrivare fino a 1,2 milioni. Una bella fetta del totale, essendo più del 5% dei lavoratori. Questi sono i veri numeri della crisi economica italiana, e ve li stiamo dando senza peli sulla lingua.
I veri numeri della crisi economica italiana ve li diciamo noi, senza peli sulla lingua
Anche il rapporto tra banche e imprese è incerto. Perché se è vero che a marzo-aprile le imprese non finanziarie hanno ricevuto 22 miliardi di fondi, 17 miliardi li hanno ricevuti a marzo. Il meccanismo sembra essersi inceppato. Perché? In Spagna ed in Francia è l’opposto. Lì i finanziamenti alle imprese aumentano mese dopo mese. Ancora… cosa si è inceppato da noi? I funzionari di banca sono preoccupati delle ricadute legali di eventuali fallimenti futuri se concessi oggi, dicono dai corridoi di Bankitalia e della BCE. E quindi, nel dubbio, preferiscono non erogare. Oppure chiedono alle imprese di rimborsare vecchi prestiti non garantiti con nuovi prestiti garantiti dallo Stato (cosa evidentemente illegale per molte operazioni). Questa è l’Italia, purtroppo. Continuiamo con i numeri. E questa volta sono davvero belli pesanti. Il 30 settembre scade la moratoria su 240 miliardi di rimborsi di debiti ed interessi che le imprese dovevano alle banche pre-Covid. Se non si fa nulla per tempo, quel momento può segnare un enorme aumento delle tensioni finanziarie delle imprese. Ed un conseguente deterioramento dei bilanci bancari.
Cosa fare?
Servono risorse a debito. Tante. Rinunciare a qualunque euro a disposizione, dal Recovery Fund al MES, è un atto di pura follia. Un suicidio annunciato. Purtroppo stiamo vedendo qualcuno che sta caricando la pistola…