Aumentano i rendimenti negativi nel mondo. E ad impensierire sono i tassi dei bond degli Usa che potrebbero, secondo alcuni, rischiare di diventare negativi. Cosa dicono gli esperti?
I rendimenti negativi
La questione dei tassi negativi, o per essere precisi, il problema dell’aumento dei rendimenti negativi nel settore obbligazionario, non potrà essere ignorato. Allargando la valutazione a tutti gli strumenti che offrono un rendimento fisso a livello mondiale, si parla di qualcosa come 15 trilioni di dollari di titoli a rendimento negativo. Per il momento quelli statunitensi non sono coinvolti, ma per alcuni è solo questione di tempo.
L’alert di Greenspan
Il primo ad avanzare un’ipotesi del genere è stato l’ex presidente della Federal Reserve Alan Greenspan il quale ha recentemente dichiarato i suoi timori non solo su Giappone ed Eurozona, entrambi hanno già visto tassi negativi da qualche tempo, ma anche per gli Usa. Soprattutto sul lungo periodo. Infatti i costi di tassi di interesse che impattano sui margini di guadagno, ledono i ritorni delle banche. Per questo motivo potrebbero essere facilmente spostati sui risparmiatori. Il tutto senza dimenticare i fondi pensione che di questi investimenti fanno la loro principale fonte di sostegno. Una bomba ad orologeria in una società che vede un aumento sempre maggiore delle fasce di età pensionabili.
La view di Ron Paul
Ma al coro si unisce anche Ron Paul, ex deputato repubblicano del Texas. Per lui gli Stati Uniti non faranno eccezione e si uniranno al resto delle realtà con i tassi negativi. In altre parole, sottolinea Paul ci troviamo nella più grossa bolla obbligazionaria della storia. Una bolla che sta per scoppiare. La cosa peggiore è che in tutto questo, le politiche della Federal Reserve sono impotenti. In vista delle prossime riunione della Federal Reserve, in particolare quella di mercoledì, non si vedono strumenti efficaci che l’attuale governatore Jerome Powell e soci possano sfruttare.
Le politiche di accomodamento
Anche perché la direzione presa in generale dalle banche centrali e dalle politiche finanziarie, è quella di un accomodamento ulteriore. Lo stesso, peraltro, adottato dopo circa 10 anni di operazioni inizialmente giudicate “straordinarie e temporanee”. La prima e più pericolosa conseguenza di tutto questo sarà l’invito a contrarre debiti perché le condizioni sono estremamente vantaggiose. Non solo ma la creazione di un debito spropositato si andrà ad aggiungere a quello record già presente.