I ricchi in Borsa piangono per il coronavirus

Piazza Affari e Ftse Mib

I ricchi in Borsa piangono per il coronavirus. Prendendo a prestito il titolo di una famosa telenovela messicana girata negli anni ’80, è questa la realtà che oggi ha colpito tutti i portafogli. Il Covid-19, invisibile all’occhio umano, sta facendo danni che neanche un gregge di dinosauri allo stato brado si sarebbe mai permesso di arrecare. Non teme e non guarda in faccia a nessuno. I recenti tracolli di Borsa hanno affossato l’investitore medio italiano, ma stessa sorte è toccata anche ai ricchi Paperoni. Infatti anche i ricchi in Borsa piangono per il coronavirus. È il caso dei grandi imprenditori, rentiers, banchieri, uomini d’affari, o comunque dei tanti professionisti leader nei rispettivi settori d’attività. Sotto questo punto di vista, non è una parolaccia scrivere che il Covid-19 è “democratico” negli effetti. Certo, altra considerazione è poi un ipotetico -20% su un conto da 100mila euro, altra cosa è se si dispongono 100 milioni di euro. Forse si imprecherà pure, ma lo stile di vita nel 2° caso non ne risulterà stravolto. Chiedere ai ricchi per credere.

Qualche danno qua & là

I ricchi in Borsa piangono per il coronavirus. Prendiamo la famiglia Agnelli, e consideriamo solo le partecipazioni quotate in quanto di più ‘facile’ interpretazione. Secondo le ultime cifre, la scatola finanziaria di famiglia, la “Giovanni Agnelli Bv” detiene il 52,99% delle azioni di EXOR  ). Questa è la scatola finanziaria del Gruppo che a sua volta possiede il 29,41% delle azioni di FCA, il 26,92% di CNH, il 22,91% di Ferrari e il 63,77% di Juventus. Attenzione: i diritti di voto nelle rispettive controllate sono però maggiori delle quote possedute e sopra citate.

Altra premessa importante è che la conta dei danni effettiva va fatta solo in rapporto ai rispettivi prezzi di carico. Che, spesso ma non sempre, coincidono con quelli di IPO. Per non annoiare il lettore con tutte le cifre del caso, diciamo solo che dal picco di febbraio (€76) ad oggi (quindi non su quello effettivo di carico!) per EXOR (MIL:EXO) la perdita ammonta a circa -47,3%. Ribadiamo: la percentuale va riferita partendo dal massimo di periodo e non dal rispettivo ‘costo storico’, ma la contabilità resta pesante lo stesso.

Berlusconi e la sua galassia a Piazza Affari

Un altro Paperone “in difficoltà” (di quotazioni, ma non economiche) è il Cavaliere. Fininvest, la cassaforte di famiglia, tra le varie possiede le quote di maggioranza relativa in Mediaset (33,5%), Mediolanum (29%), Mondadori (50,39%). Mediaset ha a sua volta quote (dirette e indirette) in Tim e nella francese Vivendi. Tralasciando queste ultime, ci basta “stimare” i danni nelle quotate Mediolanum, Mondadori e Mediaset per farci una vaga idea della situazione. Ad esempio rispetto al picco di febbraio (€1,91) la perdita del titolo Mondadori è stata del -36,12%. Mediolanum (picco febbraio €8,80) ha invece fatto -51,15%, mentre Mediaset “solo” -32,4%; in verità qui la discesa è iniziata dal picco di dicembre 2016. Anche per il Cavaliere quindi le perdite al portafoglio sono state consistenti in questi 40/50 giorni circa. Queste performance, lo ribadiamo, vanno sempre relativizzate partendo dai picchi di febbraio 2020.

Mal comune mezzo gaudio?

I ricchi in Borsa piangono per il coronavirus. Gli esempi visti poc’anzi si possono replicare in tutti gli altri casi. Forse però chi sta peggio di tutte è la famiglia dei Benetton, il cui asso nella manica, Atlantia sembra aver imboccato una via a senso unico. Dal picco di febbraio (€23,20) la discesa è stata del -54,9%, addirittura peggio della debacle post-Morandi del 14 agosto 2018. Qui infatti da almeno 18 mesi il titolo aveva perso lo smalto degli anni migliori. Ormai il titolo ha raggiunto quotazioni che si avevano solo nel lontano 2011-2013, ai tempi dei Piigs, una vita fa.

Siamo certi che tutti i nostri capitani d’impresa sapranno come uscire al meglio (e meglio di noi!) dalla situazione stiamo vivendo. A noi “più comuni mortali” è dato osservare e non imitare, perché le disponibilità di fondo consentono strategie a noi impensabili. Che possiamo studiare, criticare, invidiare; ma che di certo non ci è dato imitare.