I Mercati? View e proiezioni

Portofino

A cura di Gian Piero Turletti

Staff proiezionidiborsa.com

La novità probabilmente più rilevante della scorsa settimana, sotto il profilo finanziario, è stata la decisione della corte costituzionale tedesca.

Che ne pensa?
Sicuramente la decisione della corte pone un punto fermo su una questione controversa sul piano giuridico, ed atteso dai mercati con trepidazione.
L’impianto dei fondi cosiddetti salva stati è costituzionale, purchè vengano rispettate talune condizioni, anche se, personalmente, non attribuisco tutta questa valenza alla cosa.

In che senso?
Per diversi motivi, già analizzati in miei precedenti interventi, è soprattutto la politica monetaria della BCE a influenzare pesantemente la situazione dell’euro e dei mercati finanziari, mentre il peso dei fondi è decisamente inferiore.
Il perché è presto detto: mentre i fondi non possono intervenire oltre una certa soglia, sia in relazione alla loro dotazione finanziaria, sia in relazione a limiti di diritto costituzionale, invece, la BCE può autonomamente decidere di attuare una politica espansiva anche basata sulla creazione di nuova base monetaria.
Peraltro, mentre i fondi devono necessariamente essere finanziati, il che pone taluni problemi, invece la BCE diciamo che ha la possibilità di autofinanziarsi, senza necessità di emettere strumenti obbligazionari.
Comunque, anche a prescindere da tali rilevi, credo siano altri elementi a determinare maggiormente le sorti dell’economia globale e dei mercati finanziari, in questo periodo.

A cosa si riferisce?
Lo scenario geopolitico e finanziario sembra spostarsi, per importanza, verso oriente ed Asia.
Nel medio oriente, come sappiamo, esistono tuttora situazioni di grave tensione internazionale, in particolare tra paesi arabi ed Israele, che possono avere anche ripercussioni di un certo rilievo su economia e mercati.
In Asia, due sono le situazioni cui prestare particolare attenzione, la possibile crisi economica, di cui parlano taluni analisti, ed un possibile conflitto tra Cina e Giappone.

Può meglio illustrarci tali delicate situazioni?
Quanto alla crisi asiatica, occorre fare qualche passo indietro nel tempo, per meglio comprendere le attuali dinamiche.
Solitamente, il fenomeno di delocalizzazione di molte imprese viene interpretato come essenzialmente dovuto ai costi minori in mano d’opera e risorse energetiche e materiali.
La realtà non è propriamente questa, o lo è solo in parte.
Un’azienda di solito delocalizza dove spera di sfruttare un mercato potenziale di ampie dimensioni.
In particolare la Cina, aprendo il proprio sistema economico al capitalismo, ha attratto molte aziende, che vedevano nel mercato cinese ampie prospettive di crescita.
Tale opportunità veniva però frenata da una politica di pesanti dazi doganali, analoga a quella che vigeva nei reciproci rapporti tra stati europei, prima dell’adozione dell’eurozona.
La Cina, però, si rendeva poi disponibile ad evitare tali dazi a coloro che aprissero aziende sul proprio territorio.
Se fosse stato solo per un discorso di costi, in molti casi è del tutto evidente che sarebbe stata più efficace una automazione dei processi aziendali, senza necessità di trasferimenti e delocalizzazioni.
Ed infatti notiamo che molte delle aziende che hanno delocalizzato si occupano di lavorazioni facilmente automatizzabili, ma si contava sulla domanda di mercato, solo che questa sta iniziando a presentare qualche criticità.
Il perché è presto detto.
Il cosiddetto boom cinese non ha riguardato la totalità della popolazione, ma solo una certa percentuale.
Ora il ciclo economico si presenta con un probabile massimo alle nostre spalle nel senso che anche tale mercato ha raggiunto l’apice della saturazione della domanda di mercato, ed appare in frenata, senza possibilità che la parte della popolazione che non ha beneficiato finora del boom economico, possa farne parte.
Ci troviamo quindi in una situazione in cui molte aziende delocalizzate otterrebbero più consistenti risparmi da implementazioni di procedure automatizzate, piuttosto che dall’utilizzo di manovalanza locale ed utilizzo di componenti produttive ed energetiche locali ma, al tempo stesso, a fronte di una situazione di mercato in probabile contrazione.
A questa situazione si deve poi aggiungere la possibilità di un conflitto tra Cina e Giappone, legato alle contese territoriali su alcune isole, che rivestono soprattutto un rilievo dal punto di vista estrattivo.
Ovviamente, lo scoppio di un conflitto determinerebbe una situazione di instabilità, anche se poi sappiamo che le prospettive postbelliche risultano economicamente positive, in un’ottica di ricostruzione.

Dando quindi uno sguardo ai principali mercati, soprattutto azionari, cosa ci può dire?
Il rialzo in atto rimane confermato, in ottica di breve/medio, finchè non risultano segnali di confermata rottura dei supporti dinamici, costituiti dai bordi inferiori dei canali rialzisti nei quali sinora sono inquadrate le quotazioni.
Sino a questo momento, quindi, la recente fase di ribasso ha assunto un carattere puramente correttivo.