La FED per voce di James Bullard, membro del Federal Open Market Committee e governatore della Federal Reserve Bank di St. Louis parla apertamente di strategie aggressive per limitare l’azione dell’inflazione. Bullard, tra l’altro, non ha mai fatto mistero nemmeno della sua volontà di agire subito. Ed è anche per questo motivo che da Goldman Sachs prevedono ben quattro aumenti da un quarto di punti ciascuno, con ogni probabilità concentrati nella seconda metà dell’anno. Guardando ai mercati, la partenza in chiave ottimista si è andata via via affievolendo con una Piazza Affari che intorno alle 13 perdeva circa lo 0,6%.
Analizzando la panoramica generale, inoltre, è evidente che il settore energetico è ancora sotto i riflettori. Il petrolio, infatti, viaggia ancora ben oltre la soglia dei 100 dollari al barile. I particolare il Brent ondeggia oltre i 116 e il Wti supera i 110. I mercati tornano a fare i conti con l’incognita petrolio ma presto anche altri elementi saranno da valutare. In questo clima risaltano le ultime dichiarazioni del Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.
Nella più ampia strategia di ricerca delle fonti energetiche alternative al gas russo, il Ministro, in un’informativa alle Camere ha delineato diversi scenari. Il primo permetterebbe una richiesta inferiore di energia, complice anche il cambio climatico delle prossime settimane. Sul medio termine, ci si dovrà attivare per ottimizzare lo stoccaggio per le prossime richieste. Più problematico, invece, lo scenario sul lungo periodo che parla del prossimo inverno. In questo caso, invece, si dovrà riuscire a rimpiazzare le attuali dipendenze dal gas russo.
Un’eventuale razionamento della materia prima verrebbe considerata solo come misura d’emergenza ed ovviamente limitata ad alcuni giorni. Il focus principale resterebbe comunque fissato sull’incremento della produzione interna e sulla creazione di progetti di ottimizzazione e sfruttamento di nuove strutture come quelle galleggianti.
I mercati tornano a fare i conti con il pericolo dell’inflazione e con il fantasma della stagflazione
Sul fronte economico, invece, risaltano le parole della sottosegretaria all’economia Maria Cecilia Guerra che ha recentemente sottolineato l’impatto del conflitto sul PIL tricolore. Un impatto che, sebbene notevole, non dovrebbe portare il Paese ad un risultato negativo. Numeri alla mano, stando alle sue previsioni, è possibile ipotizzare che il PIL italiano rimanga intorno al 3%. Da monitorare, però, sarebbe un altro elemento particolarmente insidioso: la stagflazione, ovvero l’aumento dei prezzi accompagnato dal rallentamento dell’economia.
Non con la stagflazione ma con l’inflazione se la deve vedere, almeno per il momento, la Gran Bretagna che oggi ha visto pubblicati i risultati sull’indice dei prezzi al consumo di febbraio. I numeri hanno rilevato un +6,2% su base annua, in aumento rispetto al risultato del mese precedente fermo al 5,5%. Per Londra si tratta del massimo mai raggiunto dal 1992 ad oggi.