I mercati restano incerti ascoltando diverse campane

inflazione

Stretti tra inflazione, FED e fronte russo, i listini internazionali continuano a tenere un profilo basso. Non si è ripetuto il crollo visto nelle prime ore di contrattazione di lunedì mattina, ma è innegabile che la situazione geopolitica, o per meglio dire l’infiammarsi dello scontro tra Mosca e Kiev, resti ancora al centro della scena. Di queste ore la smentita dell’Ucraina su possibili attacchi nei territori controllati dai separatisti filo-russi.

Una smentita che arriva per diversi motivi. Il primo è che tra le due Nazioni esiste un accordo per il cessate il fuoco, il secondo, per evitare che Mosca possa sfruttare questi incidenti al confine, come pretesto per un’invasione del Paese. O per alzare il livello della tensione, già di per sé alta. Ad ogni modo gli osservatori sono sempre più convinti che a Russia, potrebbe mantenere una pressione militare sull’Ucraina ancora per diverso tempo.

I mercati restano incerti ascoltando diverse campane

Ma non è solo la questione geopolitica a creare problemi ai listini. La FED, le cui minute sono state pubblicate in serata, sarebbe intenzionata a dare vita ad una serie di aumenti sui tassi di interesse più veloci del previsto. Nello specifico sembrerebbe che la Banca centrale USA non avrebbe problemi a mettere mano più volte al costo del denaro nel corso di questo 2022 qualora l’inflazione continuasse a registrare aumenti. Il problema è che, osservando il trend, difficilmente è possibile pensare che, di qui a breve, l’indice dei prezzi al consumo possa invertire la rotta in maniera tale da far cambiare idea alla FED.

Ad ogni modo i mercati restano incerti e la dimostrazione arriva guardando i dati delle 15 circa. Sugli indici europei, infatti, predomina il rosso, anche se, come detto, si tratta di una generale debolezza dettata dall’attesa. Un esempio può essere proprio il Ftse Mib con il suo -0,5% alle 15.30 circa, seguito dal Dax che segnava lo 0,3% in territorio negativo.

Come detto, un risultato chiaramente di incertezza. Questo perchè ci sono anche altri fattori da dover valutare. Non ultima l’inflazione. In realtà si tratta dei due lati della stessa medaglia, la stessa che, se da un lato preoccupa la FED, dall’altro riguarda anche l’Europa. In questo caso si guarda con apprensione alla BCE ed alla sua intenzione di mettere fine all’era dei tassi al minimo. Decisione che nasce, anch’essa, dalla necessità di dover raffreddare la pressione inflattiva.