Come avevamo previsto Donald Trump dopo i recenti cali di borsa si è scagliato conto la FED e il rialzo dei tassi. Per ora Powell rimane sulla sua poltrona ma , nelle prossime settimane, non si possono assolutamente escludere novità al riguardo.
Evidentemente il Presidente americano sempre attento ai sondaggi (come peraltro i suoi predecessori) non riesce ad accettare che, dopo svariati anni di vacche grasse con ribassi infinitesimali sui listini USA, proprio ora , sotto la sua presidenza le borse possano arretrare più di quel minimo fisiologico visto negli ultimi anni ma sempre rientrato entro la settimana.
Ora siamo già al pelo, anzi, col calo odierno la settimana di ribassi è già stata superata ed è un evento che da qualche anno non si verificava.
Forse il presidente USA nella sua ultima sparata sperava di trovare conforto nei dati macro –economici di oggi, in particolare gli indici sui prezzi al consumo, invece niente, anzi:
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1.660K |
1.660K |
1.656K |
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2,2% |
2,3% |
2,2% |
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0,1% |
0,2% |
0,1% |
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0,1% |
0,2% |
0,2% |
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2,3% |
2,4% |
2,7% |
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214K |
206K |
207K |
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4 dati sui prezzi è vero inferiori al consensus ma in linea coi precedenti e comunque non certo dati deflattivi.
A volere essere puntigliosi nemmeno dati su cui costruire strette monetarie; come però abbiamo già puntualizzato la FED deve per forza sfruttare questa fase favorevole della congiuntura americana per ripristinare la propria dotazione di un tasso di interesse rialzato che consenta future manovre espansive per evitare nuove future recessioni che sarebbe pericoloso affrontare senza strumenti monetari classici disponibili.
Trump dovrà farsene una ragione.
Uno dei due consueti dati sulla disoccupazione è uscito in linea con le attese, viceversa le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione hanno fatto un po’ peggio del consensus attestandosi a 214k vs 206k.
Un piccolo rallentamento ma, teniamolo ben presente, su valori assoluti della metà di quei 400k settimanali ed oltre che per anni abbiamo visto scorrere sui nostri schermi.