Le dichiarazioni ultime di Vladimir Putin fanno il paio con una pubblicazione del SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma). Ieri dalla Russia è giunta la comunicazione ufficiale circa il «monitoraggio» delle consegne di cibo ai «Paesi ostili» al Cremlino. Tra cui, come è noto, c’è l’Italia. Putin ha dichiarato: «quest’anno, sullo sfondo della scarsità alimentare globale, dovremo essere più attenti alle consegne di cibo all’estero». Ancora, «monitorare in particolare le condizioni di queste esportazioni verso Paesi che attuano una politica ostile nei nostri confronti». A seguire la rassicurazione ai connazionali rispetto alle provvigioni interne in considerazione di una produzione agricola locale utile a coprire il fabbisogno interno.
I Paesi MENA
Direttamente la Russia non si è rivolta ai Paesi che, dati alla mano, soffriranno di più la fame. Quella vera. Eppure i bombardamenti in Ucraina colpiscono indirettamente i Paesi del Nord Africa. Molto lontana dalla difficoltà occidentale di dover al limite cercare prodotti succedanei o sostituire l’olio di semi di girasole con altri oli. Indirettamente però secondo i dati Sipri, il Libano e tutta la regione del Medio Oriente e del Nord Africa (Paesi MENA) subirà il problema della fame. Che significa rivolte interne e tensioni. Per il grano, il «Libano dipende totalmente dalle importazioni. La produzione locale soddisfa solo il 20% della domanda interna con una significativa dipendenza dall’Ucraina». La «crisi della sicurezza alimentare – leggiamo dalla pubblicazione Sipri – sta vacillando dalla pandemia di Covid -19, dall’esplosione del porto di Beirut e da un crollo senza precedenti del sistema finanziario. L’inflazione annua ha raggiunto il 201% nel novembre 2021 e la valuta nazionale è svalutata».
I bombardamenti in Ucraina colpiscono indirettamente i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, ecco i motivi dell’effetto domino
Cosa può accadere dunque e giungere fino al cuore del Mediterraneo. Con la carenza di cibo si rischia un nuovo ciclo di proteste e disordini sociali. «Dimostrazioni hanno già avuto luogo in Paesi come l’Iraq e il Marocco». Alla difficoltà degli approvvigionamenti di grano si uniscono i problemi legati alla siccità e alla scarsità d’acqua. Tale situazione fa piombare la memoria al 2011 quando l’insicurezza alimentare ha esasperato le tensioni esistenti e fomentato rivolte in tutta l’area. Per i Paesi Occidentali questo può significare una nuova forte ondata migratoria proveniente da Sud che metterebbe alla prova la gestione dei flussi. Da una parte il numero di sfollati dall’Ucraina e dall’altra i migranti in cerca di cibo. Una nuova emergenza migratoria verso Paesi che comunque non godranno più dello stato di salute “economico finanziario” di una volta.
Una curiosità
A volte il dirimpettaio senza rendersene conto può fornire notizie di Intelligence. Così scopriamo che “amici di amici” residenti in Cina lo scorso anno hanno avrebbero assistito ad un singolare invito rivolto al Paese. Quello di non esportare più grano ma tenerlo in deposito. L’amico di Putin anzitempo già sapeva. Non che ne avessimo dubbi, però a corredo delle informazioni ufficiali di cui disponiamo non possiamo che far tesoro anche delle voci dirette dai luoghi. Intanto i bombardamenti in Ucraina colpiscono i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, ecco i motivi dell’effetto domino che può arrivare in Italia. E colpirci di fianco.
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