A Piazza Affari inizia a farsi pressante una preoccupazione, quella dello spread. Nella seduta di venerdì il rapporto tra rendimenti di titoli di Stato italiani e tedeschi è salito a 213 punti. Significa che il nostro titolo decennale rende il 2,1% più dell’omologo tedesco. Potrebbe sembrare un elemento positivo ed invece è negativo. Un tasso più alto significa che il Ministero dell’economia dovrà pagare interessi più alti sui prossimi titoli di Stato emessi e questo porterà ad un maggiore esborso di denaro che graverà sulle casse dello Stato.
I 3 campanelli d’allarme che gravano sui prezzi della Borsa di Milano e sui nostri titoli di Stato
Sono tre i fattori che potrebbero fare salire il differenziale ancora più in alto. Due sono fattori internazionali e il terzo è un fattore interno. I fattori internazionali sono la fine del riacquisto dei titoli da parte della BCE e l’aumento dei tassi. Con il prossimo mese la Banca centrale europea cesserà di acquistare titoli di Stato sul mercato. Questa misura straordinaria era una specie di paracadute perché permetteva di evitare cadute dei prezzi dei titoli e quindi rialzi dei rendimenti.
Con la fine della politica di riacquisto dei titoli di Stato, la BCE inaugura una nuova era, quella del rialzo dei tassi. Gli analisti stimano che da qui a settembre la BCE aumenterà il costo del denaro 2 volte, ogni volta dello 0,25%. Questa operazione inevitabilmente farà rialzare i rendimenti di tutte le obbligazioni, comprese quelle governative.
Tra i 3 campanelli d’allarme che gravano sui nostri mercati finanziari, uno è tutto interno all’Italia. Si avvicinano le elezioni politiche e inevitabilmente la fine del Governo Draghi. La fiducia che i mercati ripongono nel nostro premier ha permesso fino adesso di mantenere lo spread sotto i livelli di guardia. Ma con l’inevitabile fine del Governo gli investitori potrebbero decidere di iniziare a liberarsi dei nostri titoli di Stato. Senza la BCE che riacquista i bond governativi, i prezzi delle nostre obbligazioni potrebbero subire pesanti cali e i rendimenti andare alle stelle.
I livelli della Borsa da monitorare questa settimana
Attenzione, perché questo scenario negativo potrebbe riflettersi anche sulla nostra Borsa. Alle vendite dei titoli di Stato, potrebbero seguire anche le vendite delle nostre azioni. Nell’ultima settimana si sono avertiti degli scricchiolii da parte del Ftse Mib (INDEX:FTSEMIB). Nella settimana appena passata il nostro indice maggiore ha perso il 2,5%, il Dax tedesco lo 0,7%, il Cac40 di Parigi l’1,3%. L’indice Euro Stoxx 50 ha perduto l’1,6%.
La flessione del Ftse Mib dell’ultima settimana è arrivata dopo tre settimane di chiusure positive. Potrebbe essere il campanello d’allarme che il rimbalzo iniziato nella seconda settimana di maggio è giunto a conclusione. Venerdì il nostro indice ha avuto una giornata molto difficile, facendo molto peggio degli altri listini.
Questa settimana occorre monitorare con molta attenzione due livelli. Quota 23.700 punti al ribasso e quota 25.000 punti al rialzo. La violazione di questi due livelli potrebbe spingere l’indice Ftse Mib rapidamente verso nuovo target.
Se i prezzi dovessero violare il supporto in area 23.700 punti, i prezzi potrebbero scendere fino a 22.800 punti, minimo degli ultimi 3 mesi. Invece al rialzo il superamento prima di 24.800 punti e poi dei 25.000 punti, aprirebbero la strada verso il primo target a 25.500 punti. Successivamente i prezzi potrebbero dirigersi verso i 26.000 punti.
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