I 10 più importanti e grandi Piani Individuali Pensionistici (PIP) d’Italia che dovete conoscere. In Italia ci sono 70 PIP disponibili al momento. Anche se 30 al momento non raccolgono adesioni, e non ci si può investire. E 2 hanno cessato le operazioni. Lo mette in luce l’annuale rapporto di Itinerari Previdenziali sull’universo degli investitori istituzionali italiani. Quindi Fondi Pensione Negoziali e Preesistenti, Casse di Previdenza, Fondazioni di origine bancaria, forme di Assistenza Sanitaria Integrativa e Compagnie di Assicurazione. Dalla rilevazione si ricavano una serie di dati e classifiche per iscritti, per dimensioni patrimoniali e per gestori in base agli asset in gestione. Dati che consentono a tutti di disporre in modo semplice di una serie di informazioni spesso non disponibili.
In questi ultimi anni, nonostante le ricorrenti crisi finanziarie, il patrimonio degli Investitori Istituzionali che operano nel welfare contrattuale (fondi pensione negoziali, preesistenti e fondi sanitari integrativi), le Casse Privatizzate e le Fondazioni di origine Bancaria, è aumentato. E’ aumentato dai 142,85 miliardi di euro del 2007 ai 260,68 miliardi di euro del 2019. Con un incremento dell’82,5%. Ai nuovi e vecchi PIP aderiscono 3.618.291 soggetti, con un incremento del 4% circa. Di cui 3.264.183 aderenti ai PIP “nuovi” (cioè costituiti o adeguati al d.lgs. 252/2005). Che raccolgono il 90,2% degli aderenti ai piani individuali pensionistici di tipo assicurativo.
I 10 più importanti e grandi Piani Individuali Pensionistici (PIP) d’Italia che dovete conoscere
I primi 10 Gruppi operanti nel settore dei PIP “nuovi” classificati per numero di posizioni in essere, che rappresentano circa il 94% del totale, sono i seguenti. Generali, Poste Vita, Mediolanum Vita sul podio. Seguono Intesa Sanpaolo Vita, AXA, Allianz, Gruppo Unipol, Zurich, Eurovita e Vera Vita.
Anche per il 2019 rimane marcata la predilezione degli iscritti per le gestioni separate di ramo I°, a cui vanno circa il 74,7% delle risorse. Mentre il restante 25,3% è destinato alle linee di ramo III°. Di cui per il 12% su linee azionarie, 9,2% su linee bilanciate e il restante 4,2% in quelle obbligazionarie. In aumento il contributo medio annuale degli iscritti. Che per il 2019 si attesta a 2.030 euro rispetto ai 1.990 euro del 2018. Anche i PIP registrano un contributo medio degli autonomi più elevato rispetto a quello dei lavoratori dipendenti. Anche se per entrambi in aumento. Per i primi si rileva, nel 2019, un contributo medio di 2.550 euro. Per i secondi 1.970 euro.