Guerra dei dazi: sì o no? Per molti si tratterebbe solo di scaramucce strategiche. Ad ogni modo meglio monitorare alcuni titoli.
Pochi decenni sono bastati alla Cina per passare da gigante agricolo ed arretrato a seconda potenza mondiale. Una classifica che, presto, potrebbe vederla addirittura prima. A dare una mano sicuramente il fatto di aver rappresentato la fabbrica del mondo. Ma adesso Pechino sta cambiando strategia e sta puntando sul rafforzamento della sua domanda interna. In questo caso sarà provvidenziale il boom della classe media del paese, letteralmente nata nell’ultimo decennio.
Guerra dei dazi e le prospettive per il futuro
Contemporaneamente anche le azioni made in China hanno registrato un miglioramento, soprattutto visto l’interesse da parte dei grandi investitori internazionali. Nomi come AO Smith, Tencent Holdings e Baidu sono ormai diventati titoli familiari a molti. In alcuni casi, come quello di Baidu, si parla addirittura di un possibile concorrente di Google. Anzi, per certi versi, cioè l’estrema ramificazione del suo business, potrebbe anche essere una seria minaccia nell’immediato futuro. Ma procediamo con ordine.
La spinta della classe media sui consumi
Tra i titoli sopra citati il primo ad essere interessante è AO Smith, specializzata nella vendita di tecnologie per il trattamento dell’acqua e la purificazione dell’aria. Tecnicamente si tratta di una società americana che però ha fortissime ramificazioni in Cina.
Basti pensare che su 16.300 dipendenti, ben 10.000 sono in Cina. Inoltre annovera 9.000 punti vendita nel paese. A conti fatti, la Cina ha ricoperto il 34% delle entrate totali nel 2018 mentre il primo trimestre del 2019 ha visto un calo del 21% su base annua delle entrate. Per questo motivo una guerra commerciale potrebbe rimettere tutto in gioco e indebolire significativamente le prospettive di crescita a breve e medio termine dell’azienda.
Attenti alle regole sui giochi
C’è poi Tencent Holdings, società di giochi cinese, con il suo +25% da inizio anno che potrebbe migliorare anche grazie a una serie di buyback che potrebbero essere presto approvati dai vertici aziendali. L’ultimo report sugli utili ha segnato una decelerazione della crescita. Nuove regole più stringenti in Cina rischiano di mettere sotto pressione il settore e per questo motivo l’azienda sta tentando di rafforzare il ramo cloud, le chat (WeChat è la punta di diamante del servizio), i servizi di pagamento ampliando nel frattempo la sua base di entrate.
Baidu il Google cinese
Infine c’è il già citato Baidu che copre l’80% del mercato delle ricerche online nel paese. I ricavi da pubblicità, primaria fonte anche per Google, hanno visto lo scorso anno un +28%. Entrate che sono state investite anche in un altro settore che promette bene, l’Intelligenza Artificiale, tanto da creare una divisione AI con rispettivo segmento automotive, con oltre 2.000 dipendenti.