Da quando è iniziata la pandemia, abbiamo attraversato diverse fasi, ognuna caratterizzata da un provvedimento principale contro il virus.
Inizialmente si era puntato sul cosiddetto lockdown, misura che ha creato non pochi problemi anche a livello economico.
Poi è giunta la fase dei cosiddetti vaccini (spiegherò nel prosieguo perché uso l’aggettivo cosiddetti).
Ed ora ecco il Green Pass. È forse il caso, quindi, di fare chiarezza su diversi aspetti del virus e di questa nuova misura, tra loro strettamente correlati.
In questo articolo tratteremo quindi soprattutto del Green Pass, ma non solo.
Green Pass: criticità scientifiche ed operative
Ecco una scaletta dei temi trattati.
- I vaccini hanno una denominazione appropriata?
- Perché un vaccino rischia di divenire inefficace?
- Il Green Pass tutela i vaccinati?
- Quale tutela per chi si limita ad un test?
- Quali conseguenze per studenti e lavoratori?
I vaccini hanno una denominazione appropriata?
Tutti li chiamano vaccini, ma in realtà di cosa si tratta?
Quelli somministrati per tentare di prevenire il contagio da Covid, volendo essere precisi, non sono realmente vaccini nel senso tradizionale del termine.
Vaccini sono alcuni farmaci, dopo aver passato tutte le fasi di sperimentazione, richieste da precisi protocolli. Protocolli che richiedono solitamente anche anni.
E quelli che vengono somministrati sono ancora in fase di sperimentazione. Volendo quindi usare una terminologia corretta scientificamente, dovremmo denominarli farmaci sperimentali, di cui è stata concessa un’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio.
Qualcuno potrà essere definitivamente approvato, altri forse non lo saranno.
Conta il fatto che questi farmaci sono stati autorizzati con una limitazione dei test e dei dati, che solitamente sarebbero stati richiesti.
L’equivoco terminologico nasce dal fatto che ora questi farmaci vengono considerati come se fossero vaccini approvati in via definitiva.
È quanto dettato dalla situazione pandemica
Dobbiamo partire da questa sostanziale constatazione per capire diversi aspetti. Intanto sull’obbligatorietà delle vaccinazioni. Un un conto è prevedere una obbligatorietà normativa per vaccini approvati in via definitiva dopo tutte le fasi di test e tutti i dati richiesti. Ben altro conto è stabilire una obbligatorietà per farmaci ancora sperimentali, almeno secondo quelli che dovrebbero essere i protocolli tradizionali.
Ma, di fatto, questo pone anche notevoli problemi per il Green Pass.
Infatti si tratta di uno strumento che, pur non imponendo alcuna obbligatorietà formale di vaccinarsi, di fatto restringe i gradi di libertà per chi non è vaccinato.
Vedremo poi nel prosieguo perché non ha molto senso logico riferire il Green Pass a chi si sottopone ad un test. Ma non lo ha neppure nei confronti di chi è vaccinato.
Fatta questa doverosa premessa, occorre comprendere un altro aspetto, che inficia il Green Pass. Anche questo costituisce un passaggio indispensabile, per capire perché uno strumento come il Green Pass non abbia molto senso dal punto di vista scientifico.
I vaccini sono efficaci?
Nel nostro ragionamento dobbiamo infatti partire da alcune premesse.
Altra premessa essenziale riguarda l’efficacia dei vaccini.
Stando agli ultimi dati, l’efficacia dei principali vaccini (li chiamo così anch’io per comodità) si attesta attorno ad un 88% nei confronti della variante Delta.
Il che significa che sussiste un rischio di infettarsi del 12%.
Ma al riguardo si osserva che anche in questi casi il vaccino tende a preservare dalle conseguenze più gravi della variante Delta.
Ma questo è vero sino ad un certo punto.
Infatti è la vaccinazione contro le attuali varianti del virus.
Ma il virus per sua natura tende a mutare, quando ha contagiato l’ospite umano, che ne consente la diffusione.
Il che implica che nessuno può escludere che, a sua volta, anche la variante Delta ne origini altre.
Ed in questo caso, nessuno può sapere cosa potrebbe succedere a chi è infettato.
Sin qui abbiamo quindi posto due mattoni del nostro ragionamento.
Anche i vaccinati possono infettarsi
Inoltre non è detto che non siano già in atto altre varianti, che quindi possono infettare anche chi è vaccinato.
Queste varianti consentono, infatti, almeno una duplice possibilità di disattivare il sistema immunitario.
Per un verso, essendo nuove, il sistema immunitario potrebbe non riconoscerle.
Per altro verso, invece, le stesse varianti possono scatenare componenti organiche contro il sistema immunitario, ad esempio usando i cosiddetti monociti infiammatori. Ma su questi aspetti non mi dilungo, evitando eccessivi tecnicismi che riconducono agli aspetti autoimmuni della pandemia.
Il Green Passa tutela quindi i vaccinati?
In realtà, avevamo già dato una risposta a questa domanda in precedenti analisi.
Ma, partendo dai dati e dalle premesse, di cui sopra, possiamo ora dare una risposta ancora più precisa.
Abbiamo detto che i vaccinati rischiano di contagiarsi in percentuale del 12%. Ma, per maggior semplicità, diciamo che si tratti del 10%.
Ipotizziamo quindi, ad esempio, un ristorante che, mediamente, occupi 70 coperti al giorno.
In una trentina di giorni sono 2100 pasti serviti. Diciamo in poco più di un mese, considerando anche le chiusure.
Ipotizziamo anche di diminuire questo numero, in quanto alcuni sono clienti fissi.
Ipotizziamo, quindi, che 1500 persone frequentino questo ristorante nell’arco di circa un mese. Anche se sono tutte vaccinate, una percentuale del 10% significa 150 persone, non proprio un’inezia. E queste potrebbero infettarsi.
Peraltro non necessariamente con variante Delta.
O meglio. La variante Delta potrebbe penetrare nell’organismo, ma a sua volta trasformarsi in un’altra variante.
E contro questa non possiamo più dire che i vaccini servano comunque a tutelare contro le conseguenze più gravi. Proprio perché, non trattandosi più della Delta, non lo possiamo sapere.
Chi pensa al Green Pass ha fatto questo ragionamento?
E chi si limita a fare un test?
A maggior ragione questo ragionamento riguarda coloro che si limitano a sottoporsi ad un test. Sono soggetti ad un rischio ancora maggiore di infettarsi, e, quindi, a cosa serve sapere che sono risultati negativi?
Non dimentichiamo, infatti, che anche chi è vaccinato può sia infettarsi, che infettare.
Fermo comunque restando che i test possono fornire i cosiddetti risultati falsi negativi.
Studenti e lavoratori
Ulteriore problematica quella degli studenti.
Molti non sono vaccinati.
Se quindi, per accedere a trasporti o a scuole, devono sottoporsi ad un test, come fanno quotidianamente?
A parte il fatto che non è piacevole sottoporsi quotidianamente, o quasi, ad un tampone, ma chi li dovrebbe pagare poi tutti questi test?
E le famiglie che non possono caricarsi di un tale onere?
È evidente, a questo punto, che probabilmente si prevederà che solo chi è vaccinato potrà accedere a trasporti o ad edifici scolastici.
E gli altri?
Non è che si sta reiterando un’esperienza, come quella dei banchi a rotelle?
Quanto ai lavoratori, cosa dovrebbe fare quel lavoratore che, ad esempio, anche a prescindere da motivazioni personali, non possa invece vaccinarsi per motivi medici?
Se per diversi motivi non può essere adibito ad altra mansione, deve per forza perdere il posto di lavoro, quando una mancata vaccinazione non sia una libera scelta, ma piuttosto quella che potremmo definire scelta obbligata?
Criticità scientifiche ed operative del Green Pass: conclusioni
A proposito di “Green Pass: criticità scientifiche ed operative”, abbiamo quindi indicato alcuni temi, cui non pare esserci stata ancora una convincente risposta.
Soprattutto alla luce di due considerazioni.
Anche chi è vaccinato può sia contagiarsi, che contagiare.
Inoltre nuovi contagi non necessariamente riguarderanno la variante Delta.
Questa, una volta infettato l’ospite umano, potrebbe dar luogo a nuove varianti, nei confronti delle quali una eventuale efficacia dei vaccini non è affatto scontata.
All’epoca si era detto che il lockdown avrebbe sconfitto il virus. Così non è stato.
Ora i sostenitori del Green Pass sostengono un po’ la stessa tesi. Probabilmente non hanno fatto i conti con considerazioni, come quelle esposte in questo articolo, o con altre, che si potrebbero fare. A dimostrazione che il tema è più difficile di quello che si potrebbe credere e le apparenti soluzioni devono comunque fare i conti con aspetti, spesso non considerati.
Probabilmente il Green Pass potrebbe limitare l’espansione del virus, ma non certo risolvere definitivamente i problemi relativi alla pandemia.
Soprattutto, avrebbe una probabile efficacia decisamente inferiore a provvedimenti di lockdown.
Ed è anche per questo motivo, che forse la Lagarde ha parlato di effetti negativi delle varianti sull’economia, nonostante vaccini e Green Pass.
Del resto, se tali elementi fossero risolutivi, perché temere ancora negative ripercussioni economiche?
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT“