Grave rischio perdita dei dividendi: non verranno distribuiti per un altro anno?

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Serpeggia un grave rischio perdita dei dividendi: non verranno distribuiti per un altro anno? Le prossime due settimane saranno cruciali per capire il destino di una risorsa importante per il piccolo risparmiatore (e cassettista). Stiamo parlando dei dividendi e nello specifico di quelli pagati dalle banche quotate in Borsa. Il 18 giugno ci sarà un’importante votazione del Parlamento europeo che li riguarda direttamente. ci si chiede se esiste il grave rischio perdita dividendi: non verranno distribuiti per un altro anno? Procediamo con ordine.

Il 1° intervento a fine marzo 2020

Già lo scorso 27 marzo la BCE aveva impartito le sue raccomandazioni alle banche comunitarie (e sotto il suo controllo) di sospendere i dividendi. Meglio, di non erogarli fino almeno fino ad ottobre del 2020. La maggioranza degli interessati ha dato ascolto alle richieste della Vigilanza BCE, pensando in primis a rafforzare il proprio buffer di capitale e reggere meglio alla crisi in corso.

La decisione, dal forte impatto per tutti, dal cassettista ai grandi fondi patrimoniali, rispondeva alla logica di dare la precedenza all’economia reale. Una misura che detta in soldoni vale (a livello UE) circa 30 miliardi di € a cui possono venir fuori (in leva) 450 miliardi di € di prestiti. Mentre su scala nazionale Equita ha stimato in circa 5,6 miliardi di euro il “monte-dividendi” persi con riferimento all’esercizio 2019. Che passerebbero, continua la Sim, a ben 6,3 miliardi se venissero cancellati anche per il 2020 (e stacco nella primavera 2021).

Ed ora cosa potrebbe succedere?

Quindi, i detentori di azioni bancarie a ottobre 2020 riceveranno i dividendi? La faccenda è in forte dubbio e questo per via di una votazione che il 18 giugno si terrà presso il Parlamento UE. Il quale potrebbe dare l’ok a una norma che potrebbe addirittura congelare tutto fino all’ottobre del 2021. Ovvero: nessun dividendo azionario, nessuna cedola sui bond At1 e le operazioni di buy back.

Praticamente quasi due anni interi di “astinenza” da dividendi, che hanno il loro peso se rapportato alle scelte fatte a monte, in sede di acquisto dei titoli. Il discorso sta infatti a cuore a tutti, cassettisti privati ma anche agli istituzionali. Gli uni e gli altri, infatti, vedono nei dividendi quel flusso periodico di entrate che a volte ne condizionano la scelta iniziale. La faccenda somiglia un pò a come quando ci si vede le regole del gioco cambiate in corso d’opera, anche se la causa (almeno in origine, a marzo) era legittima.

I due punti che saranno all’ordine del giorno

Gli emendamenti finiti “nel mirino” degli investitori sono due ed entrambi parlano di sospensione dei dividendi, anche se su due orizzonti temporali differenti. Il 1° di essi, il numero 20, chiede a Commissione, BCE ed EBA di trovare la quadra in tema. Al fine di “assicurare che le istituzioni creditizie sospendano temporaneamente la distribuzione dei dividendi almeno fino al 31 marzo 2021”. Il 2° emendamento è il n. 60 e parla addirittura di “sospensione di ogni tipo di distribuzione fino a ottobre 2021. Fino alla stessa data dovranno essere sospese anche le operazioni di buy back e gli eccessivi pagamenti di bonus”. Per gli addetti ai lavori, nelle modifiche finirebbero ricompresi anche le cedole riconosciute ai bond di tipo “At1” delle banche.

Grave rischio perdita dividendi: non verranno distribuiti per un altro anno?

Al momento quelli presentati sono solo degli emendamenti, che per divenire realtà avranno bisogno della maggioranza del Parlamento. Che, manco a dirlo, al momento non c’è. Diverse case d’investimento scettiche sul passaggio delle due norme sollevano ulteriori obiezioni. Tipo: si lancerebbe al mercato il messaggio indiretto che la situazione è ancora molto aldilà dell’essere risolta. E poi si potrebbe creare l’effetto opposto, ovvero una piccola fuga di investitori verso titoli più remunerativi. E creare, per tale via, una situazione di svantaggio a favore delle titoli bancari USA, per esempio.

Stremo a vedere.  La questione sarà anzitutto dibattuta il 9 giugno prossimo dall’Econ Commettee e poi il 18, appunto, in definitiva dal Parlamento.