Governo Conte: la svolta

Governo Conte

Se nell’articolo di ieri abbiamo dato alcune risposte a parte dei dubbi che riguardano questa fase di incertezza sanitaria, economica e politica, oggi non possiamo esimerci dal prendere atto delle ultime novità del quadro politico, novità davvero rilevanti.

Avevamo correttamente previsto la crisi del Governo Conte bis, puntualmente intervenuta, e parimenti correttamente previste erano state anche le dimissioni del Presidente del Consiglio. Infatti Conte questa mattina si recherà al Quirinale, dopo aver presieduto un ultimo Consiglio dei ministri, in cui annuncerà le proprie dimissioni.

Perché Conte si dimette solo ora?

E quali scenari attendono il Governo e il Paese?

A questi ed altri interrogativi rispondiamo con il presente articolo.

Perché Conte si dimette solo ora?

Finora, da quando la delegazione di Italia Viva si è dimessa dal Governo, il quadro politico è stato caratterizzato soprattutto dalla ricerca di parlamentari. Una ricerca da parte di Conte e dell’attuale maggioranza, per sostituire quelli renziani, e con la funzione di incrementare la maggioranza numerica, a sostegno dell’esecutivo.

Sinora non si è quindi dimesso, nella speranza (gli antichi Romani usavano dire: spes, ultima Dea) che un sufficiente numero di parlamentari gli consegnasse quella maggioranza. Maggioranza in grado di far proseguire il Governo, nonostante la defezione renziana.

Questo risultato è riuscito solo in parte. Limitarsi ad avere una maggioranza numerica in una delle camere comporta il rischio di paralisi dei provvedimenti nelle commissioni e nelle aule parlamentari.

Già per questo mercoledì o giovedì era prevista una importante votazione, relativa al rapporto del guardasigilli sullo stato della giustizia. E si temeva, come si usa dire in gergo, di andare sotto, ossia una bocciatura.

Conte ha quindi deciso le dimissioni, segnando di fatto una svolta nel Governo.

In questo caso le camere si riuniscono solo per votare provvedimenti urgenti, come i decreti legge.

Governo Conte: la svolta. Prima conseguenza delle dimissioni

Una prima importante conseguenza è quindi il rinvio della relazione, che non ci sarà.

Ed ecco, quindi, che Conte eviterà già un primo rischioso voto.

Conte ha quindi compreso che senza dimettersi, e senza aprire una consultazione formale con un gruppo di cosiddetti responsabili, che possa costituirsi in vero e proprio gruppo parlamentare, non ha speranze di ottenere l’allargamento della maggioranza oltre gli attuali limiti numerici.

Pertanto si apre la cosiddetta fase delle consultazioni, che potrebbe svilupparsi in forme diverse.

Mattarella potrebbe affidare subito a Conte o ad un altro personaggio un mandato esplorativo o pieno, che l’incaricato accetterebbe con riserva.

Nel primo caso, l’incaricato svolgerebbe consultazioni per cercare una maggioranza, e poi riferire al Presidente della Repubblica, dando quindi poi vita ad un successivo approfondimento su programma e compagine ministeriale, e con un successivo scioglimento della riserva, quando tali nodi fossero definiti con i partiti della futura maggioranza.

Altre conseguenze

Nel secondo caso, se le consultazioni avessero esito positivo, scioglierebbe già la riserva, con indicazione anche della compagine ministeriale, e quindi si passerebbe al tradizionale giuramento, e si avrebbe o un Conte ter, o altro Governo presieduto da un altro personaggio.

Diciamo che comunque non ci sono regole scritte. Le consultazioni proseguono seguendo l’andamento dei rapporti tra partiti e la fase in cui ci si trova, quanto alla risoluzione delle diverse questioni tra le forze politiche.

Oppure, in alternativa, potrebbe essere lo stesso Presidente della Repubblica a svolgere consultazioni, per poi decidere cosa fare.

Solitamente questa procedura richiede maggior tempo, dal momento che le consultazioni iniziano dalle figure istituzionali. Si parla di ex Presidenti della Repubblica e Presidenti delle Camere, per poi proseguire con le singole forze politiche.

A quel punto, se ritenesse di aver raccolto indicazioni favorevoli ad una maggioranza, a seguito della sue consultazioni, incaricherebbe colui che ritiene abbia le maggiori probabilità di ottenere un sufficiente consenso parlamentare.

Ma probabilmente in questa fase si ritiene di non perdere tutto questo tempo.

Diversamente, quindi, cioè se dalle consultazioni non risultasse una maggioranza in grado di sostenere un Governo, Mattarella scioglierebbe le camere per andare a nuove elezioni politiche generali.

Governo Conte: la svolta. Quale scenario?

La speranza di Conte è quella che i cosiddetti responsabili, sinora in misura insufficiente al Senato per ottenere la maggioranza assoluta, si manifesti da ora in poi.

Alcuni osservatori e politici ritengono che sinora questa maggioranza non si sia manifestata per assenza di una chiara indicazione di cosa Conte potrebbe offrire loro. Indicazione che potrebbe derivare solo da consultazioni formali da parte di un Presidente del Consiglio ormai dimissionario. Invece, con le dimissioni ed un Conte ter si spera appunto di dar vita non a singoli voti di assenso sulla fiducia, da parte di singoli parlamentari. Ma ad un gruppo che possa eventualmente contare almeno su alcuni posti nel nuovo Governo, anche se non di primaria importanza, come i sottosegretari, ed anche in cambio di tale rappresentanza dentro il Governo dovrebbe derivare l’auspicato allargamento.

Diverso lo scenario in cui Conte non riuscisse ad ottenere la maggioranza. Allo stato attuale, però, mentre sto scrivendo questo articolo, neppure sappiamo ancora se Mattarella gli affiderà un incarico. Ed in quel caso si potrebbe puntare ad un altro esecutivo, ad esempio con la cosiddetta maggioranza Ursula.

Maggioranza Ursula?

Si tratta della maggioranza comprensiva dei partiti che in sede europea hanno sostenuto la Von der Leyen.

In Italia comprendono praticamente tutti o quasi i partiti, tranne Lega e Fratelli d’Italia.

Quindi comprenderebbe anche Forza Italia, ma non è affatto scontato che Berlusconi accetti.

Bisognerà vedere soprattutto chi potrebbe essere messo a capo di un Governo basato su una siffatta maggioranza.

Forse, solo Draghi potrebbe ottenere un tale consenso, ma Mattarella deciderebbe di affidargli l’incarico?

Draghi premier?

Probabilmente Draghi non sarebbe il primo a ricevere un incarico da Mattarella. A meno che il Presidente della Repubblica ritenga già spuntate le armi, per così dire, in mano a Conte o altri possibili candidati, e ritenga di voler accelerare i tempi.

In altri termini, qualora ritenesse di voler accelerare verso una conclusione, che da subito valuti caratterizzata da una maggior probabilità di riuscita.

Sicuramente i mercati ringrazierebbero, essendo Draghi il candidato ideale e più capace per gestire anche una formulazione del Recovery Plan italiano maggiormente in linea con i desiderata europei.

Per concludere sull’argomento “Governo Conte: la svolta”, il quadro, come abbiamo visto, si apre a diversi esiti politici e non resta che seguire l’evolversi della situazione.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT