Gli oligarchi russi pronti ad investire per la ricostruzione dell’Ucraina in cambio della cittadinanza

Nona Mikhelidze

Prima o poi finirà. Si spera. Le notizie delle ultime ore rendono conto di un contingente russo sempre più stremato. Ancora dell’annuncio moscovita di una progressiva ritirata cui però non credono né l’Ucraina, né l’asse USA – UE. Per giunta i fatti contrastano con le (presunte) intenzioni visto che nella notte Chernihiv sarebbe stata bombardata. Su Kiev invece, dove continuerebbero a suonare le sirene, ci sarebbe un allentamento. Probabilmente si tratta di un cambio strategia da parte di Putin in base a quelli che sono i suoi «piani» e i suoi «obiettivi». Scopi che possiamo intuire ma che il presidente russo ha dichiarato pubblicamente.

La rinascita

Intanto si parla di ricostruzione soprattutto in seguito all’approvazione da parte del Consiglio di amministrazione del FMI di 1,4 miliardi di dollari a sostegno dell’Ucraina. E sarebbe in corso una gara di concorrenti pronti a far parte di un eccezionale piano di ricostruzione. I cittadini ucraini vorrebbero che ci pensasse la Russia a spendere tutto il necessario. Prodighi, manco a dirlo, anche l’Unione e gli Stati Uniti.

L’Istituto Affari Internazionali

Nona Mikhelidze, responsabile di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali, ci dice: «Sembra un paradosso ma non è escluso che nella ricostruzione dell’Ucraina saranno coinvolti gli oligarchi russi. In un’intervista ai giornalisti russi, il presidente Zelensky ha infatti confermato di aver ricevuto dei messaggi da alcuni oligarchi russi principalmente quelli inclusi nella lista. Si tratta cioè di miliardari che dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, con l’inizio delle privatizzazioni di enormi aziende pubbliche, entrarono in gioco facendo acquisti a prezzi molto vantaggiosi per poi rivendere. Oggi la lista degli oligarchi russi è stata fortemente sanzionata da Stati Uniti, Unione Europea e Gran Bretagna. Questi – prosegue – chiedono protezione da parte dell’Ucraina, anche sotto forma di ottenimento di una nuova cittadinanza quale strategia per aggirare le sanzioni. In cambio offrono investimenti per la ricostruzione post-guerra».

Nel passato

Se guardiamo alla storia, che è sempre maestra, non consiglieremmo ai cittadini invasi un forte impegno sovietico. Riedificare infrastrutture e immobili, indirettamente significa anche esportare un modello, una certa cultura. Se vogliamo, una sorta di influenza, certamente leggera e impercettibile ad occhio nudo. In fondo è stato così nel secondo dopoguerra. Momento a partire dal quale abbiamo iniziato a guardare con ammirazione agli States, ai modelli di vita statunitensi e progressivamente a crescere in amicizia. In questo caso è un po’ diverso perché verso la Russia c’è la barriera del rancore. Ad ogni modo, prima di rivederli in casa propria a raccogliere i cocci, sarebbe opportuno valutare bene le possibili conseguenze. Ma la nostra, è solo un’opinione che ci concediamo rispetto ad una situazione incresciosa che di fatto è entrata nelle nostre case lasciandoci attoniti.

Gli oligarchi russi pronti ad investire per la ricostruzione dell’Ucraina in cambio della cittadinanza

Intanto l’esborso del FMI (Fondo Monetario Internazionale) è parte dello Strumento di finanziamento rapido (SFI). L’importo «Aiuterà a soddisfare le esigenze urgenti della bilancia dei pagamenti derivanti dagli impatti della guerra in corso. Fornirà un sostegno fondamentale a breve termine svolgendo un ruolo catalizzatore per il finanziamento da altri partner». E così è stato. Perché di fatto su larga scala c’è la «mobilitazione di ulteriori finanziamenti agevolati» utili a dare ristoro al forte smacco economico dovuto alla guerra.

Strategie

Gli oligarchi russi pronti ad investire per la ricostruzione dell’Ucraina in cambio della cittadinanza per raggirare le forti sanzioni imposte dall’Occidente. Furbizia a tutto campo, dunque, perché in tempi di guerra sotto traccia ognuno aguzza l’ingegno.

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