Gli investitori si aspettano che la Banca centrale degli Stati Uniti faccia di più per contrastare l’aumento dei prezzi

Federal Reserve

La Federal Reserve effettuerà un altro aumento dei tassi di interesse di 75 punti base a luglio, seguito da uno di mezzo punto percentuale a settembre, e non ridimensionerà i suoi aumenti a un quarto di punto percentuale almeno fino a novembre, secondo un pool di economisti intervistati da Reuters. Un chiaro segnale di come i mercati credano seriamente all’impegno della FED nel combattere la peggior inflazione degli ultimi quarant’anni che gli Stati Uniti che stanno vivendo.

Gli investitori si aspettano che la Banca centrale degli Stati Uniti faccia di più per contrastare l’aumento dei prezzi

Nella riunione del FOMC di due settimane fa la FED ha aumentato il tasso sui fondi federali di tre quarti di punto percentuale, il più grande aumento dal 1994, dopo che i dati ufficiali pubblicati solo pochi giorni prima avevano mostrato come l’inflazione fosse aumentata di nuovo, inaspettatamente e nonostante le aspettative degli analisti sul fatto che avesse ormai raggiunto il picco.

Gli ultimi risultati del sondaggio Reuters, pubblicati mercoledì prima che il presidente della FED Jerome Powell apparisse davanti alla commissione banche del Senato nella sua testimonianza semestrale di politica monetaria al Congresso, mostrano che gli investitori si aspettano che la Banca centrale degli Stati Uniti faccia di più per contrastare l’aumento dei prezzi, nonostante le crescenti preoccupazioni per una possibile recessione e una forte svendita sui mercati finanziari. I rendimenti obbligazionari sovrani sono in forte aumento e i principali indici azionari di Wall Street sono già scambiati in un bear market, situazione che si ha quando si verifica un calo del 20% rispetto al precedente massimo raggiunto.

Powell la scorsa settimana ha dichiarato che una pausa nell’attuale ciclo di inasprimento della politica monetaria sarebbe possibile solo nel caso la Banca centrale osservasse un calo significativo dell’inflazione. Una eventualità che attualmente sembra essere una prospettiva più lontana di quanto si pensasse solo poche settimane fa, almeno guardando gli ultimi dati. Sul rapporto tra la FED e i mercati peserà poi certamente anche l’errore di valutazione compiuto sulla natura transitoria dell’inflazione. Forse anche per recuperare la reputazione perduta, l’istituto non potrà proprio permettersi di mostrarsi troppo colomba agli occhi dei mercati.

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