In un precedente articolo abbiamo evidenziato i rapporti tra le quotazioni raggiunte dai principali indici azionari statunitensi e gli utili sia storici, che prospettici.
p/e storico |
prospettico |
un anno fa |
|
S&P 500 |
39,76 |
23,07 |
24,18 |
Dow Jones Industrial Average |
29,81 |
20,41 |
19,95 |
Nasdaq 100 |
37,48 |
29,01 |
26,75 |
Nella colonna di destra i dati relativi alla chiusura del mese di aprile del 2020.
Abbiamo osservato che un confronto tra i p/e riferiti alla chiusura di aprile del 2021, sulla base delle stime degli utili per l’anno in corso, pone questi ratio su livelli analoghi a quelli di un anno fa.
Ma ora intendiamo proseguire la nostra analisi, domandandoci quanto segue.
Gli indici USA quotano a premio o a sconto?
In effetti, molti analisti ed investitori si stanno ponendo questa domanda in questo periodo. Infatti gli indici a stelle e strisce, come si usa dire, pare abbiano dimenticato la forza di gravità, puntando verso nuovi massimi.
Per rispondere a questa domanda vi sono almeno due metodi, uno empirico ed uno analitico.
Il primo consiste nel confrontare parametri come l’attuale p/e o altri ratio con le loro medie storiche, riferite appunto agli indici in esame.
A mio modesto parere, tale metodo non consente, tuttavia, di considerare la specificità di fasi economiche differenziate sotto diversi profili. Ad esempio in base alle stime di crescita ed all’inflazione.
Il metodo analitico, invece, consente un più diretto collegamento con questo tipo di variabili.
Ne consegue che possiamo usare una formula, che restituisce il valore di equilibrio, o fair value, che dovrebbe assumere un indice.
La possiamo quindi applicare sia all’anno scorso, che al 2021.
E quindi, ottenute le relative stime, possiamo valutare di quanto, ad esempio, gli indici abbiano superato o meno tale valore di equilibrio l’anno scorso. Valutando così le prospettive per il 2021.
Ma procediamo con ordine.
Il metodo FED modificato
La formula prescelta riconduce a quello che, personalmente, amo denominare modello FED modificato.
Infatti il modello econometrico originario, usato dalla FED in via ufficiosa, utilizza i rendimenti dei titoli di Stato decennali, ponendo il p/e di equilibrio al livello corrispondente al rendimento dei titoli di Stato decennali, utilizzando quindi l’inverso del p/e per ottenere la stima dei rendimenti.
Ma tale modello non tiene conto del premio per il maggior rischio azionario.
La formula econometrica diviene quindi:
fv = 1/t+0,05.
In altri termini, il fair value di un indice è pari al suo p/e ottenuto dividendo il numero 1 per il tasso dei titoli di Stato decennali, espresso in forma decimale. A ciò va aggiunto un tasso del 5 per cento, sempre espresso in forma decimale, quale premio per il maggior rischio azionario.
Esempio: se il tasso dei decennali è il 4 per cento, avremo: 1/0,09, ottenendo quindi 11,11.
Il metodo applicato ai risultati dello scorso anno
Un anno fa il decennale USA aveva un tasso di circa lo 0,66 per cento.
Pertanto la formula restituiva un p/e di equilibrio di 17,66.
Nonostante un anno fa i p/e dei principali indici USA quotassero a premio rispetto a tale valore di equilibrio, gli indici sono cresciuti, nel corso dei successivi dodici mesi, raggiungendo, in base agli utili dello scorso anno, le seguenti quotazioni a premio, rispetto al fair value di 17,66:
- S&P 500: + 125 per cento
- Dow Jones Industrial Average: +68,7 per cento
- Nasdaq 100: +112 per cento.
Applicando analogo metodo all’anno in corso, dobbiamo considerare un tasso del decennale pari a 1,579, che porta ad un p/e di equilibrio di 15,19.
Gli attuali indici quotano tutti su p/e superiori, quindi con quotazioni a premio, rispetto al valore di equilibrio sopra stimato.
Ma questo non significa che non si possano raggiungere ulteriori incrementi
Volendo considerare, per prudenza, anche solo un valore di p/e superiore del 50 per cento al fair value, comunque inferiore alla più bassa crescita intervenuta l’anno scorso, arriveremmo ad un p/e di 22,7.
Questo implicherebbe che sulle attuali quotazioni, in base a tali valutazioni di analisi fondamentale, lo S&P 500 parrebbe arrivato, come si usa dire in gergo. Il Nasdaq 100, invece, parrebbe già aver oltrepassato un livello di quotazione a premio. Il Dow Jones mostrerebbe ancora potenzialità rialziste.
Ma tale valutazione prende in considerazione un livello di quotazione a premio più basso, rispetto anche solo a quello minimo realizzato lo scorso anno.
Per concludere sul quesito se gli indici USA quotano a premio o a sconto, probabilmente, le prospettive di rilancio economico, legate anche alle politiche sotto diversi profili espansive di Biden, indirizzeranno gli indici nuovamente verso quotazioni caratterizzate da un significativo livello di premio, rispetto al fair value stimabile con la formula dianzi utilizzata.
A maggior ragione se i fatti conforteranno le tesi della FED di un contenimento dell’inflazione soprattutto in vista del 2022.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT“