Da anni l’ufficio studi Mediobanca, uno degli osservatori finanziari più noti e qualificati del Paese, pubblica uno studio sui fondi comuni. Gli analisti della banca d’affari meneghina valutano oltre 1.300 diversi fondi di diritto italiano su un arco temporale ultratrentennale. In questo articolo vogliamo fornire ai Lettori una visione generale per riflettere sul mercato del risparmio gestito. Soprattutto vogliamo analizzare i motivi per i quali la nostra banca sempre più spesso ci offre di investire in fondi. Le argomentazioni di vendita sono sempre le stesse: i fondi sono gestiti da professionisti in modo professionale. Quindi, verrebbe da pensare ad una gestione altamente efficiente. I professionisti però costano e non è detto che, una volta pagati i gestori, al risparmiatore rimanga molto. L’analisi di Mediobanca è a tratti impietosa. Fondi comuni o fosse comuni? Il triste destino dei risparmiatori italiani è nelle mani delle banche.
Banche o gestori?
La prima cosa da analizzare in un fondo è quanto retrocede alla banca o al promotore finanziario. Il motivo è facilmente intuibile. Chi deve pagare profumatamente il distributore forse non è particolarmente appetibile sul mercato. E chi percepisce laute commissioni dal proprio fornitore potrebbe non essere sempre e comunque oggettivo nel fornire consigli al consumatore. In più, le commissioni sono certe ed erodono l’incerto guadagno dei risparmiatori. Gli interessi di investitori, banche e gestori sono infatti totalmente asimmetrici: il risparmiatore rischia, fondi e banche guadagnano. Se rimangono delle briciole andranno al cliente che, comunque, arriva per ultimo. Mediobanca ha fatto i conti partendo dal 1984, anno di lancio del risparmio gestito in Italia. Un risparmiatore che avesse investito 100 lire in fondi e 100 in BOT oggi si ritroverebbe rispettivamente 516 e 641 lire. Dove sono finite le 125 di differenza? Probabilmente nei bilanci delle banche.
Fondi comuni o fosse comuni? Il triste destino dei risparmiatori italiani
La ricerca di Mediobanca effettua delle valutazioni approfondite sulla base delle diverse asset class. Ovvero delle tipologie di investimenti effettuati. Ogni fondo infatti deve indicare un valore di riferimento, detto benchmark. In teoria la gestione del fondo dovrebbe essere tanto efficace da fornire all’investitore un guadagno superiore al benchmark. Anche dopo aver detratto i costi. Spesso purtroppo non è così. Insomma, fondi comuni o fosse comuni? Il triste destino dei risparmiatori italiani è ben delineato da Mediobanca. Piazzetta Cuccia non parla però dei fondi di diritto estero, in particolare lussemburghese, che il gruppo bancario vende abitualmente alla clientela. Semplice volontà di soffermarsi sui fondi gestiti in Italia o conflitto di interessi? Gli Esperti di ProiezionidiBorsa ricordano che i fondi comuni restano strumenti essenziali per gestire i piccoli risparmi quotidiani. Consigliamo la lettura di un nostro approfondimento per capire come costruire un capitale importante risparmiando solo 5 euro al giorno.