Fondi comuni d’investimento bilanciati: quanto rendono e convengono?

fondi comuni di investimento

Tra i prodotti di punta del risparmio gestito (a giudicare dalla masse gestite) c’è sicuramente la categoria dei fondi attivi bilanciati prudenti globali. Sicuramente il successo della loro sottoscrizione è legata alla plasticità dello strumento: quella “via di mezzo” nella gestione che sembra accontentare molta clientela. Almeno nelle intenzioni prime al momento della scelta e loro sottoscrizione. Perché poi la domanda madre di ogni risparmiatore resta sempre la stessa. Ovvero, ma i fondi comuni d’investimento bilanciati, quanto rendono e convengono?

Fondi comuni d’investimento bilanciati prudenti globali: in cosa investono?

Il loro nome aiuta a capire in cosa investono. L’attributo “bilanciati” sta a significare che investono una quota del capitale in azioni e il restante in obbligazioni. Essendo “prudenti”, la parte azionaria non supera certe soglie, mentre il resto è impiegato in obbligazioni (che sono appunto meno volatili). Ogni singola SGR (Società di Gestione del Risparmio) che li colloca ne fissa le relative percentuali tra titoli e bond, per cui le quote precise variano da prodotto a prodotto. Infine il “globale” sottintende al fatto che non hanno limitazioni geografiche e settoriali

Rendimenti

Ma il vero quid di ogni investitore che li ha scelti è se questi fondi comuni d’investimento bilanciati: quanto rendono e convengono? Secondo autorevoli, recenti ed accreditate ricerche, poco meno del 20% di essi riesce ad avere performance assolute superiori al corrispettivo Etf di riferimento. In linea di massima si può dunque dire che non sempre riescono a fare meglio del loro punto di riferimento. Questo in piccola parte è legato anche al fatto che si proviene da un recente crollo dei listini finanziari, che inevitabilmente ha danneggiato la loro parte azionaria.

Costi

Anche sul fronte dei costi non si può dire siano particolarmente economici. La stessa ricerca stima infatti un Ter  medio dei fondi di categoria dell’1,67% contro lo 0,16% della strategia in un possibile Etf assimilabile. Ricordiamo che il Ter è un indicatore di costo dato dal rapporto fra gli oneri posti a carico del fondo e il sottostante patrimonio medio dello stesso. Ed esprime in valore percentuale quanto incidono i costi di gestione sul capitale che saranno poi caricate direttamente sul patrimonio del fondo.

Punti di forza e debolezza

Sempre nell’ambito dell’analisi sui fondi comuni d’investimento bilanciati, quanto rendono e convengono, vediamone pro e contro. I punti di forza dello strumento sono da ricondurre nel fatto che dimostrano un’elevata capacità di difesa nelle discese dei mercati, come l’ultima avuta a marzo. Un principale svantaggio mostrato da molti di essi è invece dato dal fatto che spesso si perdono una buona parte dei rialzi di Borsa. Forse dovuta a quell’esigenza di rispondere alla mission “prudente”.