Fonte Reuters
Il Fondo monetario internazionale guarda di buon occhio sia al piano Monte Paschi sia alla riforma delle banche popolari ma ritiene che per risolvere i problemi del sistema finanziario italiano occorra fare di più.
Insieme a quelli portoghesi, gli istituti di credito nazionali hanno chiuso il primo trimestre con il peggior coefficiente patrimoniale Cet1, misura chiave per valutare la solidità bancaria, pari a una media di 11,4%.
Dalla riforma della normativa sulle insolvenze al salvataggio delle quattro banche, dalla creazione del fondo Atlante alla trasformazione delle popolari in Spa, si è finora intervenuti su diversi fronti ma evidentemente non a sufficienza.
Se confrontato ai valori di inizio anno, il paniere dei bancari italiani ha sinora lasciato sul campo il 51% a Piazza Affari contro il passo indietro di circa 23% dell’equivalente europeo.
Elencate le misure finora adottate dall’esecutivo di Matteo Renzi, nel primo capitolo del rapporto Global Financial Stability Review così scrive il Fondo: “Nonostante tutto, gli sforzi messi in campo dal governo per favorire il ‘credit enhancement’ e l’acquisto delle sofferenze potrebbero non bastare a un decumulo sufficiente o sufficientemente rapido da rafforzare il sistema bancario”.
O ancora, nel caso della riforma delle popolari: “Ben vengano tutti i provvedimenti arrivati finora, ma sono necessarie ulteriori misure strutturali”.
Il modello Monte Paschi viene citato come in qualche modo emblematico, con un riferimento però molto alla lontana al fatto che “far fronte alle carenze di capitale nel caso delle banche più deboli serve a garantire la stabilità del sistema e sostenere l’economia in senso lato”.
“Contrastare le debolezze è importante per ridurre le pressioni sull’intera sistema italiano” è un altro commento, qualificabile ancora come piuttosto generico.
Gli esperti di Washington passano poi alle richieste dirette a Banca d’Italia.
“Le autorità di vigilanza dovrebbero provvedere al più presto a una valutazione qualitativa degli asset a bilancio degli istituti di credito minori, non sottoposti all’esame Bce del 2014”.
Nel caso delle banche su cui la supervisione spetta a Via Nazionale, per cui valgono obiettivi di smaltimento delle sofferenze che variano di caso in caso, si chiede a Bankitalia un attento monitoraggio che garantisca il raggiungimento degli obiettivi.
Da ultimo, il Fondo sollecita un intervento anche sul piano legislativo, dunque un nuovo intervento del governo.
“Le riforme alla normativa sull’insolvenza vanno estese anche alle sofferenze in essere e non devono valere soltanto per le nuove” si legge nel documento.