Il 18 settembre ci sarà la prossima riunione della Federal Reserve (Fed). L’attesissimo evento ha portato gli analisti a fare molte previsioni per i prossimi mesi.
Le sfide della Fed
Infatti la banca centrale Usa non si trova solo di fronte ad un normale appuntamento con i mercati, ma ad un vero e proprio bivio. Un bivio che si dipana tra sfide a livello internazionale, conseguenze sull’economia nazionale e mondiale ma anche incertezze all’interno del board stesso.
I verbali FOMC hanno confermano che durante l’ultima riunione di fine luglio, il taglio dei tassi è stato visto come una sorta di aggiustamento di metà ciclo. Una definizione che non è piaciuta al mercato anche a causa di una guerra dei dazi che ha peggiorato, e non poco, le previsioni di crescita mondiale. Nell’ultima riunione prima della pausa estiva, infatti, il taglio è stato di 25 punti base. Troppo poco rispetto alle intenzioni di due membri del board che sottolineavano un’economia a stelle e strisce in buona salute. Soprattutto se confrontata con il resto del mondo. Giusta per chi, come il governatore della Federal Reserve Jerome Powell giudicava il provvedimento come una specie di misura precauzionale contro i pericoli di una recessione.
I dati macro
Unica certezza: il fatto che le prossime decisioni saranno prese in base ai dati macro. Ma anche in quest’ultimo caso i numeri non possono dare sicurezza. Infatti il mercato del lavoro registra un leggero calo soprattutto sul fronte dei nuovi posti non agricoli. Ma il salario medio sta aumentando e i consumi ancora reggono. Però è anche vero che la curva dei rendimenti si è più volte invertita e il commercio a livello internazionale sta soffrendo, non poco, sia tra Usa e Cina che in tutto il resto del mondo. A chi dare ascolto?
Le previsioni del mercato
Il mercato dà per certo un taglio sul costo del denaro. Anche perché lo yuan si sta indebolendo e il presidente Usa Donald Trump è più che furioso con Powell. Il giudizio dato da Trump sulla politica monetaria non lascia dubbi, soprattutto se si parla di tassi di interesse. “Li hanno alzati troppo presto e ridotti troppo tardi”. Da parte sua, però, Powell non ci sta a passare da burattino della Casa Bianca e proprio ieri ha replicato che l’economia procede “al giusto ritmo” e l’istituto centrale “non prevede una recessione”. A dargli ragione anche l’ultimo Beige Book. Il report monitorato dalla Fed ha registrato nei distretti economici di maggior rilevanza, una crescita economica moderata.
0,25% di nuovo?
Quello 0,25% preso a luglio e che, forse, sarà replicato anche settimana prossima, potrebbe avere un motivo preciso. Lo stesso Powell, infatti, teme che le armi a disposizione in caso di un’eventuale recessione, potrebbero essere poche. Se non addirittura spuntate. Meglio, dunque, usare le poche munizioni solo all’occorrenza. Anche perché la pedina più importante, cioè quella della guerra commerciale, potrebbe sparigliare le carte sul tavolo da un momento all’altro Infatti la battaglia tra Usa e Cina può cambiare continuamente direzione anche solo per un tweet di Trump. La Fed, invece, non può permettersi di fare la gimkana tra i messaggi, spesso contraddittori, del tycoon.