Fca-Psa, le ragioni per comprare adesso

FCA

Fca-Psa, le ragioni per comprare adesso. Quotazioni in calo ieri per  Psa (Peugeot- Citroen) alla Borsa di Parigi. Il titolo ha chiuso a 13,645 euro per azione, un valore più che dimezzato rispetto a quello raggiunto un anno fa. In calo anche Fca (-38%). Alcuni analisti ritengono che questo potrebbe essere un buon momento per acquistare. Questo poiché potrebbe essere confermato l’avvio di un movimento laterale nei prezzi dei ‘promessi sposi’ che si trascinerà sino all’avvio dell’autunno. La Commissione europea, infatti, ha annunciato ieri l’apertura di un’inchiesta accurata sul progetto di fusione tra i costruttori di auto Psa (Peugeot, Citroen) e l’italo americana Fiat Chrysler (MIL: FCA), presentato l’8 maggio scorso, che dovrebbe dar luogo alla nascita del quarto colosso mondiale del settore.

Tre mesi di stallo

L’istruttoria non durerà meno di tre mesi. La dirigenza teme che l’operazione violi le norme della concorrenza nel settore dei veicoli commerciali, nel quale i due gruppo occupano una posizione definita ‘di forza’. La vice-presidente Margarethe Vestager ha dichiarato che le due società stanno cooperando con la Commissione e stanno rispondendo alle domande con spirito costruttivo. L’obiettivo comune dei due gruppi sarebbe quello di concludere la transazione entro il primo trimestre del 2021. A tal fine, hanno deciso di non assumere impegni, come per esempio attività o siti, per non accrescere le preoccupazioni di Bruxelles, che dovrà comunicare le sue decisioni entro il 22 ottobre prossimo.

In arrivo (forse) nuove regole

Ma vari osservatori sono scettici: le attuali regole della concorrenza in Ue, non favorirebbero sufficientemente la creazione di colossi che possano competere con le altre big mondiali. Questa situazione di svantaggio evidenziata dal caso Fca-Psa, potrebbe essere presto rivista dalla Commissione. Il mercato dell’auto mondiale vede attualmente al comando, per numero di veicoli venduti, il gruppo tedesco Volkswagen, il tandem franco giapponese Renault-Nissan- Mitsubishi e il gruppo giapponese Toyota.

I motivi dell’inchiesta

La Commissione, detiene dal 1989 un diritto di voto sui grandi progetti di fusione (esercitato nella vicenda Siemens-Alstom, per esempio, con un divieto). Le operazioni autorizzate sono state circa 6.000, circa trenta quelle bloccate. Attualmente a Bruxelles si ritiene che l’operazione ridurrebbe la concorrenza sui veicoli commerciali leggeri, vale a dire i camion e i furgoni con portata inferiore a 3,5 tonnellate in 14 Stati membri (Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Spagna, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e nel Regno Unito. Perché è improbabile che possa entrare un altro player capace di servire questi mercati allo stesso modo.

L’urgenza della fusione

Fca possiede i marchi Fiat, Chrysler, Jeep, Maserati, Alfa Romeo, Dodge e Ram. I francesi possiedono, oltre a Peugeot e Citroen, anche Ds, Opel e Vauxhall. I due gruppi, considerando il fatturato 2019, totalizzano 170 miliardi di euro e 8 milioni di veicoli venduti. L’urgenza della fusione si è fatta più pressante durante la pandemia. Le vendite di Fca sono diminuite del 16% nel primo trimestre a 20,56 miliardi di euro, con vendite scese del 21% a 818.000 veicoli. Psa ha ugualmente visto vacillare il proprio fatturato con perdite scese del 15,6% a 15,2 miliardi di euro e vendite pari ta 627.000 veicoli (-29% rispetto al primo trimestre 2019).

Fca-Psa, le ragioni per comprare adesso

Per entrambi i player il secondo semestre si preannuncia anche peggiore, con un mercato europeo dell’auto congelato dal Covid-19. In vari Paesi europei non è ancora finita la serrata dei concessionari e in altri l’attività è appena ripresa. Entrambi i gruppi puntano sul segmento delle piccole utilitarie a basso prezzo, che genera ottimi profitti in Europa. Psa detiene più di un quarto di questo mercato nel Vecchio Continente e il Gruppo Fiat realizza vendite pari al 9% dello stesso. Con il sì alla fusione, il nuovo raggruppamento potrebbe rafforzare la sua leadership, con il 34% di quota di mercato, vale a dire due volte più di Renault, che detiene il 16,4% del mercato, in ordine alle vendite. Dunque è immaginabile che col procedere dell’inchiesta, le ragioni per non ostacolare il progetto potrebbero emergere e che i due titoli potrebbero recuperare terreno nei rispettivi listini.