Facebook a picco, boicottata per la policy sui contenuti imbarazzanti. Cosa succede e perchè?
Malumori sul titolo Facebook, volumi in calo del 8,32% a 216,08 dollari per azione in una giornata già fortemente negativa come quella di ieri per la Borsa di Wall Street. Il titolo Facebook (NASDAQ:FB) quotato al Nasdaq, una settimana fa aveva totalizzato anche 244 dollari per azione. Il colosso digitale perde smalto agli occhi degli investitori e perde, almeno per il 2020, uno dei più importanti inserzionisti pubblicitari al mondo. Il gruppo Unilever infatti ha deciso di unirsi alla schiera di società che hanno preferito ritirare i post sponsorizzati.
Da più parti si chiede una soluzione accettabile
Il blocco della pubblicità è il metodo scelto dalle grandi imprese per protestare in seguito alla mancata revisione della policy aziendale sugli hate speech. Questa è stata richiesta dopo i post di Donald Trump, durante i giorni delle manifestazioni legate al movimento Black Lives Matter.
La lista delle aziende che hanno deciso di boicottare in termini di pubblicità Facebook per le sue politiche sulla gestione contenuti si allunga. L’ultima in ordine temporale è Verizon che, nell’annunciare il suo passo indietro, afferma: il social media “dovrebbe creare una soluzione accettabile che ci metta a nostro agio”. Il colosso delle telecomunicazioni si va così ad aggiungere ad altri big come The North Face, Ben & Jerry e Goodby Silverstein.
Facebook a picco, boicottata per la policy sui contenuti imbarazzanti
Verizon ha speso circa 850.000 dollari in pubblicità su Facebook nelle prime tre settimane di giugno. La protesta è scattata dopo che Mark Zuckerberg ha deciso di non rimuovere o segnalare alcuni tweet controversi di Donald Trump sulla morte di George Floyd. North Face nei giorni scorsi aveva comunicato che avrebbe sospeso la pubblicità su Facebook fino a quanto non fosse stata rimossa la circolazione di questo tipo di contenuti. Ora anche Patagonia ha deciso di fare lo stesso, dicendo che il suo boicottaggio andrà avanti «almeno fino alla fine di luglio».CNN riferisce che la VP Corp, proprietaria di North Face, sta valutando se far aderire al boicottaggio altre aziende del gruppo, che possiede anche Timberland e Vans.
Critiche a Zuckemberg anche dai suoi dipendenti
Facebook è stato pesantemente criticato, anche dai suoi stessi dipendenti. Mark Zuckerberg ha deciso di non rimuovere alcuni post di Donald Trump sulle proteste contro il razzismo dopo l’uccisione di George Floyd. Gli stessi contenuti su Twitter erano stati invece segnalati come inappropriati e pericolosi. Dalla loro fondazione North Face e Patagonia, che esistono rispettivamente dal 1966 e dal 1973, hanno puntato molto sulla dimensione “etica” dei loro marchi.