Che l’Unione Europea (UE) abbia sempre più assunto le sembianze di una centrale di erogazione di burocrazia anziché di stimoli ed “efficientamento” dei rapporti tra partner, è cosa nota a tutti ormai.
Europeisti e non europeisti sono divisi semmai dal timore o dal non timore su cosa accadrebbe se l’Europa si sciogliesse più che da un vero apprezzamento verso l’UE e le sue attività.
Raggiunto , certo non migliorato visti i favoritismi verso la Germania e le penalizzazioni subite dall’Italia in campo agricolo, l’unico vero vantaggio rispetto all’era del MEC è quello della libera circolazione dei cittadini. In pratica l’abolizione dei passaporti in ambito UE (Unione Europea).
Un po’ poco per giustificare un apparato che all’Italia costa ogni anno alcune migliaia di miliardi e che come beffa ci obbliga all’utilizzo di una moneta forte che mal si addice alle nostre caratteristiche di paese esportatore e turistico.
L’unico via per giustificare una moneta condivisa sarebbe stata la condivisione del debito ed la conseguente parificazione dei tassi di interesse erogati dagli stati e di fatto la cancellazione dello spread tra i titoli dei paesi partner.
Così non è stato e l’Europa ora è vittima di se stessa.
Di paesi con esigenze incompatibili, di popolazioni sature che rivendicano autonomie nazionali in ogni dove e che in Gran Bretagna , non a Gibilterra, hanno già portato alla Brexit.
Eppure Bruxelles si comporta impavida come se tutto andasse bene.
Ma così non è. Se non si cambia prima o poi l’Europa , questa UE (Unione Europea) è destinata a saltare.
Ogni giorno vediamo dati macro-economici che al di là di qualsiasi giudizio personale convalidano il fatto che l’Europa non funziona.
Stamani per esempio PIL di Singapore a uno stellare +5.17% vs 5.15% mentre per dire in Spagna disoccupazione più che doppia rispetto al dato precedente (attese non pubblicate per…pietà…) 52.2k vs 20.4k!!! Disastroso.
Ma nulla si cambia, nulla deve cambiare avanti così!
Eppure l’esempio degli Stati Uniti e delle diverse modalità di reazione dei conseguenti diversissimi risultati ottenuti sul ciclo economico è davanti ai nostri occhi ogni giorno: con Trump che raccoglie i frutti di sue iniziative fiscali ma anche di una politica aggressiva della FED che ha combattuto la crisi sub-prime, con armi non convenzionali è vero, ma, facendo pulizia fino in fondo: ovvero agendo su bond statali ma soprattutto sugli asset tossici. Di fatto liberando una nuova fase economica da fardelli finanziari altrimenti troppo pesanti per consentire qualsiasi risalita del ciclo economico.
L’UE invece si è auto limitata, a fronte delle stesse medesime criticità e problematiche gigantesche del settore finanziario, a una soluzione ibrida, un QE sui soli bond governativi tralasciando gli asset tossici. Titoli illiquidi, spesso a leva, rimasti in pancia alle banche UE.
Politica che nulla ha risolto. Lasciando l’economia europea in mano a un sistema creditizio indebolito nell’esercizio del proprio ruolo e con paesi membri oltretutto fortemente penalizzati dal disallineamento sui tassi di interesse dei rispettivi debiti nazionali.