Questa mattina leggevamo i giornali e ci siamo imbattuti in un interessante articolo di La Repubblica dal titolo Quella spia della Fed “falco” che abbatte oro e argento.
Il messaggio dell’articolo è riassunto nel sottotitolo dell’articolo Il lingotto ha finito la spinta di inizio anno e si è portato sotto quota 1.200 dollari l’oncia, pagando le aspettative di rialzo dei tassi Usa: il mercato dà per scontata una mossa di Yellen a marzo e già punta al bis per giugno.
Poiché siamo abituati a ragionare sui numeri e sui dati, siamo andati a studiare quale fosse la correlazione storica tra i tassi d’interesse e il prezzo dell’oro.
Nel grafico seguente la linea rossa rappresenta il prezzo dell’oro, la linea blu i tassi d’interesse, le linee grigie i periodi di recessione negli USA.
E’ evidente come storicamente non ci sia alcuna correlazione tra aumento dei tassi e crollo delle quotazioni dell’oro. L’unica correlazione che si vede nel grafico è quella tra i tassi d’interesse e i periodi di recessione.
Ma allora a cosa è dovuto il crollo dell’oro? Era prevedibile?
Su questo sito non siamo interessati alla prima domanda, ma alla seconda e nel seguito di questo articolo ci concentreremo sulle attese per il prezzo dell’oro in base ai nostri strumenti.
Nel grafico seguente sono riportati i segnali che il TC2 ha dato sul time frame mensile.
Alla chiusura di Aprile 2012 (in area 1700) ha dato un segnale short chiuso a febbraio 2016 con un guadagno del 26.4%.
Il segnale long di febbraio 2016 è stato chiuso a fine ottobre 2016 con un guadagno del 2.04%. Da quello momento (l’oro quotava in area 1270) c’è un segnale short in corso il cui I° obiettivo naturale si trova in area 630. Un’accelerazione ribassista si avrebbe nel caso di chiusure mensili inferiori ad area 1100.
Conclusione: non sappiamo se la Yellen sarà la killer dell’oro (anche se storicamente non vediamo una correlazione tassi d’interesse – oro), ma sappiamo dove il ribasso dell’oro potrebbe fermarsi: area 630.