Esiste, realmente, in Italia la responsabilità dei magistrati?

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In Italia, per quanto si ci sforzi a parlare di democrazia e di Stato sociale, rimane un enorme enigma. In via di principio, tutti coloro che sbagliano dovrebbero pagare. Tuttavia, nessuno, fino a questo momento, è riuscito a garantire l’avvento di una legislazione anti-caste, ossia finalizzata a garantire esattamente gli stessi diritti a coloro che invocano la giustizia.

Si, perché non si capisce bene, per quale motivo, chi subisce danno da un normale cittadino, può agire nei suoi confronti azionando i normali strumenti processuali. Invece, chi subisce un gravissimo danno per effetto della cattiva amministrazione della giustizia, deve azionare leggi diverse e speciali. Quindi, in questa sede, ci chiederemo: “esiste realmente, in Italia, la responsabilità dei magistrati?”.

Cioè, se un magistrato condanna ingiustamente un individuo innocente o nega un diritto che invece era sussistente, paga? Ebbene, la legge che prevede la responsabilità civile dei magistrati, di fatto, rende davvero difficile, poter ottenere questo tipo di giustizia.

Caratteristiche della responsabilità civile dei magistrati

Per rispondere alla domanda se sussista, realmente, in Italia, la  responsabilità dei magistrati, osserviamo quel sia la normativa vigente. Secondo la legge n. 2015 n. 18, che ha riformato quella n. 117 del 1988 (Vassalli), stabilisce che i giudici che commettono un grave errore, nell’esercizio della professione, devono risarcire i danni, patrimoniali e non. Più specificamente, è possibile agire per la responsabilità civile del magistrato, solo se il danno deriva dal dolo, colpa grave oppure diniego di giustizia. Ma, si ci chiede: “quando ricorrono dette fattispecie?”.

Anzitutto, si ha dolo quando il giudice commette intenzionalmente un’azione dannosa per una persona. Si pensi al giudice che, per mera antipatia verso la parte processuale, la condanna ingiustamente. In secondo luogo, ricorre la colpa grave in presenza di un macroscopico errore. Essa presuppone non già, in questo caso, l’intenzionalità della condotta, bensì una grave negligenza o imperizia.

La colpa grave, quindi ricorre in caso di:

1) violazione manifesta della legge nonché del diritto dell’Unione europea;

2) travisamento del fatto o delle prove;

3) affermazione di un fatto, la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento; 4) negazione di un fatto, la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento;

4) emissione di un provvedimento cautelare personale o reale fuori dei casi previsti dalla legge oppure senza motivazione.

Esiste, realmente, in Italia la responsabilità dei magistrati?
Infine, la responsabilità civile del magistrato scatta anche nell’ipotesi di diniego di giustizia. Tale è il rifiuto, omissione o ritardo, da parte del magistrato, di compiere atti del suo ufficio. Senonché, detta fattispecie viene integrata quando siano decorsi, senza giustificato motivo, trenta giorni dalla data di deposito dell’istanza e il giudice non provveda. Le condizioni anzidette, tuttavia, sono dure da provare da parte del normale cittadino. Inoltre, la legge mantiene una clausola di salvaguardia a favore del magistrato, secondo cui è esclusa la responsabilità quando questi abbia agito nell’interpretazione di norme di diritto o nella valutazione del fatto. Infine, è previsto un termine di decadenza dall’azione, pari a 3 anni, che il più delle volte è insufficiente.