Esenzione IMU prima casa da togliere dice la Corte dei Conti

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Esenzione IMU prima casa da togliere dice la Corte dei Conti. Anche le tasse vanno e vengono, nel senso che un Governo le impone e il successivo le toglie. A volte per ragioni di equità, altre volte perché (anche) su quella particolare tassa ci hanno costruito una campagna elettorale. Prendiamo l’IMU, che dopo i primi anni di vita fu tolta da uno schieramento politico che aveva ne promesso la rimozione nel periodo pre-elezioni. È stata fatta la scelta giusta o la decisione è iniqua nella sostanza? Tra chi sostiene andrebbe rimossa, vediamo adesso l’esenzione IMU prima casa da togliere, dice la Corte dei Conti.

L’attuale punto di partenza

Nella relazione annuale pubblicata qualche settimana la Corte ha toccato anche il tema dell’IMU sull’abitazione principale. Ora, con la legge di Bilancio 2020 (la legge n. 160/2019) è stata abolita la vecchia UIC e restano in piedi l’IMU, ma non sulla prima casa, e la TARI. Entrambe sono due voci d’entrata importanti per le casse di ogni Comune ed ambedue hanno base imponibile di natura immobiliare. La Corte reputa appropriata l’IMU “nella misura in cui a livello locale sia opportuno impiegare tributi che gravino su basi imponibili con scarsa o nulla mobilità”.

In tal modo si programmano con certezza anche le entrate annuali. Oltre a far ricadere i costi dei servizi comunali su quelli che, verosimilmente, ne sono anche i fruitori. Scrive testualmente (pag. 165): “è ragionevole presumere che il valore dei servizi comunali – o la loro assenza – abbia un riflesso importante sui valori immobiliari. In questo modo beneficiari e finanziatori dei servizi tendono a coincidere”. Effettivamente è vero: chi, su tutti, usufruiscono dei servizi erogati da un Comune sono i suoi stessi residenti che hanno scelto di viverci stabilmente.

I rilievi della Corte Corte dei Conti

Ora, continua la relazione, se questo rapporto tra benefici e tassazione è la bussola alla base della tassazione dei Comuni, perché escludere la prima casa dall’IMU? Afferma: “sul piano squisitamente teorico, questa esenzione ha un duplice effetto negativo. Da un lato, sottrae al finanziamento dei servizi comunali una platea rilevante di beneficiari”. In secondo luogo, colpendo l’IMU gli immobili diversi dall’abitazione principale, si crea una evidente iniquità. “Consente ai Comuni di far gravare sui proprietari di immobili che non siano residenti una parte consistente dell’onere relativo al finanziamento dei servizi”. il punto di vista è ineccepibile. Cioè chi insiste stabilmente su quel Comune è esentato, pur godendone maggiormente i benefici. O per lo meno godendone di più rispetto a uno che ha una 2° casa in quel Comune ma che vive molto meno (appunto, 2° casa).

Esenzione IMU prima casa da togliere dice la Corte dei Conti

Ora, la Corte concorda sul fatto che anche le seconde e terze e quarte case godano dei servizi di un Comune, ed è giusto paghino. Ma, s’interroga, dov’è la ratio dell’esentare completamente le prime abitazioni? Il “sospetto” si tratti solo di una mossa prettamente elettorale appare per lo meno fondato. Nonché aggravato da un’altra circostanza, evidenziato sempre citato rapporto. A pag. 166 si legge: “Non è un caso che nel le aliquote sulle abitazioni secondarie siano state generalmente applicate fino al massimo consentito”. Per la serie: oltre al danno la beffa.

Tornerà l’IMU sulla prima casa?

Il timore del cittadino alla fine è questo, ossia se dovrà tornare a pagare anche l’IMU sull’abitazione principale. Tre considerazioni:

  1. A) In molti altri Stati europei esistono forme di tassazione immobiliare anche sulla prima casa.
  2. B) Le casse dello Stato sono a secco, e finiti i soldi comunitari (tipo Recovery Found o Mes o sostegni vari altri), bisognerà “bussare” altrove. Si “busserà” anche sull’abitazione principale?
  3. C) L’ultima considerazione la condividiamo con la Corte dei Conti. Che afferma: “l’aver escluso l’abitazione principale dalla base imponibile IMU, quindi, è una scelta”. La quale però “rappresenta un obiettivo ostacolo al riordino del sistema di finanza comunale”.