Entro la fine del 2021 il dollaro potrebbe apprezzarsi significativamente nei confronti dell’euro

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Ora andremo spiegare perchè entro la fine del 2021 il dollaro potrebbe apprezzarsi significativamente nei confronti dell’euro. Tale apprezzamento potrebbe essere dovuto a motivi di carattere fondamentale e macroeconomico, in particolare al differenziale di crescita del PIL a favore dell’economia americana.

Secondo le nuove previsioni redatte la scorsa settimana dalla Federal Reserve, infatti, il PIL degli Stati Uniti crescerà del 6,5% quest’anno, contro il 4,5% previsto lo scorso dicembre, anche se la disoccupazione si attesterà al 5% contro il 4,5% della precedente previsione. l’inflazione salirà inoltre al +2,4% nel 2021 prima di tornare a scendere nel 2022. Sempre secondo la FED, i tassi d’interesse dovrebbero rimanere invariati fino al 2023.

Il processo di aggiustamento dell’economia dovrebbe essere invece più lento nell’eurozona. Di recente la Banca Centrale Europea ha sì alzato le stime di crescita per il 2021, che passano dal +3,9% previsto a dicembre al +4%, al +4,1% nel 2022 e al +2,1% nel 2023. “Il PIL reale probabilmente ha subito una nuova contrazione nel primo trimestre – ha dichiarato la presidente della BCE Christine Lagarde -, ma la campagna vaccinale e un graduale allentamento delle restrizioni rafforzano l’attesa per quest’anno di una decisa ripresa economica”. Tuttavia, questo valore è inferiore a quello dell’economia USA.
L’inflazione dell’Eurozona dovrebbe rimanere invece sotto controllo.

Entro la fine del 2021 il dollaro potrebbe apprezzarsi significativamente nei confronti dell’euro

Se queste prospettive dovessero realizzarsi, è quindi ragionevole stimare che gli Usa avranno due punti di crescita in più rispetto all’eurozona nel 2021 e un tasso di inflazione più elevato. Due motivi che spingono gli analisti a pensare che il dollaro si potrebbe apprezzare nei confronti della valuta unica. Certamente un ruolo dirimente sui mercati ForEx lo giocheranno le banche centrali, con le loro decisioni sui tassi d’interesse. Se ad oggi entrambe la BCE e la FED sembrano propense a non modificare la loro stance di politica monetaria, proprio la crescita e l’inflazione potrebbero invece spingere i policy maker ad intraprendere una stretta monetaria e i dati ci dicono che la prima a poterlo fare potrebbe essere proprio la FED.

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