Il titolo Enel è in presenza di una salda tendenza ribassista di breve termine che punta verso gli obiettivi indicati in figura.
Solo chiusure giornaliere superiori a 5.3194€ metterebbero in crisi lo scenario ribassista.
News: Fonte MilanoFinanza
Enel conferma l’attenzione alla remunerazione degli azionisti. Nel nuovo piano industriale 2018-2020, che sarà presentato oggi a Londra, il gruppo guidato dall’ad Francesco Starace ha ribadito l’obiettivo di un pay-out del 70% sull’utile netto ordinario del gruppo dall’esercizio 2018 in avanti (rispetto al 65% del 2017).
Previsto inoltre un dividendo minimo di 0,28 euro per azione con riferimento ai risultati 2018 (atteso un utile netto ordinario di 4,1 miliardi di euro) dai 3,6 miliardi previsti nel 2017), in aumento del 33% rispetto alla cedola minima garantita per il bilancio 2017, ovvero 0,21 euro, con un dividendo effettivo annunciato in occasione dei conti dei nove mesi che sarà di 0,23 euro (in linea con la politica del precedente piano 2017-2019 che prevede l’erogazione di un dividendo complessivo sui risultati del 2017 pari all’importo più elevato tra 0,21 euro per azione e il 65% del risultato netto ordinario del gruppo).
Mentre a valere sul bilancio 2016 il gruppo ha distribuito 0,18 euro (dando per la prima volta un acconto). In base agli obiettivi di utile netto ordinario il dividendo implicito sull’esercizio 2019 è visto a 0,33 euro (su un utile netto di 4,8 miliardi), e di 0,37 euro nel 2020 (5,4 miliardi l’utile netto).
“A partire dal 2015, abbiamo registrato significativi progressi in tutti gli ambiti della nostra strategia. Enel è diventata un’azienda molto più efficiente, con un percorso ben definito verso la crescita industriale che, unito a una disciplina nella gestione del capitale e a una rotazione degli asset più rapida di quanto pianificato, ha incrementato in misura sostanziale la generazione dei flussi di cassa e la redditività del Gruppo. Di conseguenza siamo riusciti ad aumentare del 44% il dividendo relativo all’esercizio 2017 rispetto al pay-out dell’esercizio 2015. Tutti questi risultati sono stati conseguiti nonostante condizioni generali di scenario molto più sfidanti di quelle attese”, ha commentato Starace.
Pilastro del business plan è la digitalizzazione. E’ previsto un investimento di 5,3 miliardi di euro (in crescita di 600 milioni di euro rispetto al piano precedente) per digitalizzare asset, attività e processi e migliorare la connettività della società, con l’obiettivo di generare un incremento cumulato dell’ebitda di 1,9 miliardi di euro nei tre anni (in crescita di 300 milioni di euro rispetto al piano precedente).
Nel 2020 l’ebitda ordinario atteso è di 18,2 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 17,2 miliardi di euro per il 2019, ai 16,2 miliardi indicati per il 2018 e ai 15,5 miliardi previsti quest’anno.
Alla fine del piano inoltre il gruppo vuole ottenere di risparmi di costi per 1,2 miliardi di euro in termini reali rispetto al 2017, di cui 500 milioni derivanti dagli investimenti nella digitalizzazione.
Sul fronte della crescita le mosse del gruppo scommettono sull’allocazione del capitale verso le economie mature, principalmente nei settori delle reti e delle rinnovabili, concentrando circa l’80% degli investimenti per la crescita in Italia, nella Penisola Iberica ed in Nord e Centro America.
Prosegue intanto la semplificazione degli assetti proprietari delle controllate e la razionalizzazione delle società operative in Sud America e aumenta il focus sulle acquisizioni di partecipazioni di minoranza con incremento dell’obiettivo di investimento complessivo a 2,8 miliardi nel periodo 2017-2020.
Rimane infine la possibilità di riacquisto di azioni proprie per un valore fino a 2 miliardi di euro entro novembre 2018.