Edilizia, Asso ingegneri architetti chiede equo compenso e un tavolo Stato-professionisti per una migliore programmazione urbanistica. Intervista ad Alberto Molinari

Alberto Molinari

Edilizia, Asso ingegneri architetti chiede equo compenso e un tavolo Stato-professionisti per una migliore programmazione urbanistica. Capiamo meglio le motivazioni.

Gli oltre 8.000 professionisti aderenti ad Asso Ingegneri e Architetti chiedono un riconoscimento di competenze, risorse ed esperienze nelle Commissioni ‘chiave’  che si stanno approntando per gestire i fondi del PNRR destinati all’edilizia pubblica. Bisognerà approcciare seriamente la rivoluzione urbanistica che è diventata urgente per il nostro Paese. Sono troppe le infrastrutture da consolidare, ristrutturare e ripensare. Questi e altri temi saranno trattati sabato prossimo 9 ottobre a Bari al Congresso della Federazione Nazionale Asso Ingegneri Architetti. Il Presidente Alberto Molinari accoglierà il Sottosegretario alla Giustizia Paolo Sisto, per rivolgergli un accorato appello a proposito della questione più urgente. Vale a dire la congruità delle prestazioni professionali svolte per conto della Pubblica Amministrazione. La redazione Attualità e Risparmio e Famiglia di ProiezionidiBorsa incontra oggi Alberto Molinari per fare il punto sui nodi da sciogliere da qui alla fine dell’anno.

Alberto Molinari

Presidente, quando si parla di equo compenso, sembra quasi un paradosso visto che in altre professioni vale il normale accordo fra le parti.

La Commissione Giustizia della Camera ha sul tavolo una proposta di legge parlamentare perché i normali accordi non funzionano. Bisogna intervenire sul tema della congruità delle prestazioni professionali rese nei confronti di grandi clienti come i grandi clienti e la Pubblica Amministrazione. Era stata esaminata dalla Commissione Giustizia di Montecitorio ed era sbarcata in aula. Ma poi il dibattito si è fermato. La VIII Commissione Lavori Pubblici del Senato di cui è membro il Senatore Salvatore Margiotta, che pure sarà con noi al Congresso, ha avanzato un giusto rilievo. Che rendere possibile la revisione anche di compensi già pattuiti per prestazioni richieste da amministrazioni pubbliche o grandi clienti avrebbe creato un gelo nei rapporti con noi, i professionisti fornitori di  progettazione.

In effetti una clausola simile in può rendere antieconomico il servizio reso a un ente, per le finanze di uno studio professionale.

È così. Dunque il testo è ritornato in Commissione Giustizia. Ad oggi questa impasse è ancora da superare e l’applicazione dell’equo compenso non è ancora possibile. Si attende dal 2017 (con il Dl 148) uno stop agli squilibri nei rapporti contrattuali tra professionisti e clienti “forti”, come imprese bancarie e assicurative e Pubblica Amministrazione.  Ma c’è anche un altro scoglio…

E quale sarebbe?

Il testo all’esame della Camera estende la disciplina dell’ equo compenso alle attività professionali – e più precisamente a prestazioni d’opera intellettuale – a realtà che abbiano alle proprie dipendenze più di 50 lavoratori o denunciano ricavi annui superiori a 10 milioni di euro. Il professionista ha diritto all’equo compenso anche per le prestazioni rese nei confronti della pubblica amministrazione e degli agenti della riscossione. Noi non siamo contenti perché questa estensione ci tutela solo parzialmente. Dove sono le imprese e gli enti con questi ricavi e questo numero di addetti, sul territorio? È una regola che vale solo per le città industriali.

Torniamo ancora sul compenso di un professionista. È considerato equo se è proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto. Ma anche al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale. Scusi però, chi stabilisce tutto questo?

Per essere equo, il compenso deve essere conforme ai previsti dai decreti cosiddetti «parametri» e «parametri-bis», ossia dal Dm 140/2012 introdotti dal ministero della Giustizia in caso di controversie  in tema di appalti di servizi per architetti e ingegneri. A ciò si riferiscono  le norme del Dm Giustizia del 17 giugno 2016. Sono dunque nulle le proposte di compensi a costi inferiori o pattuizioni che vietino al professionista di pretendere acconti nel corso della prestazione. Oppure che impongano l’anticipazione di spese. La norma mette fine anche ad altre vessazioni che spesso si leggono nei contratti ‘forti’. Per esempio, vantaggi per il cliente: qualcuno dopo la firma pretende di modificare unilateralmente le condizioni del contratto. Altri pretendono  anticipi di spese o prestazioni aggiuntive in forma gratuita. La nuova legge disciplina anche che i pagamenti devono essere onorati entro 60 giorni. E che qualsiasi accordo non conforme ai parametri può essere impugnato.

Ma  non si spera che, con questo riordino, tutte queste controversie non ci siano più?

La convenzione, il contratto, l’ esito della gara, l’ affidamento, la predisposizione di un elenco di fiduciari o comunque qualsiasi accordo che preveda un compenso inferiore ai valori determinati dai Dm parametri non dovrebbero esistere più. Non dovrebbero esserci più contratti impugnati dal professionista. E’ chiaro però che alcune controversie possono sempre capitare. Ci si potrò rivolgere dunque al tribunale competente al fine di far valere la nullità e di chiedere la rideterminazione giudiziale del compenso. Il Tribunale procederà, con questa riforma, alla rideterminazione secondo i parametri aggiornati ogni due anni. E norme previste dai decreti, tenendo conto dell’ opera effettivamente prestata.

Guardando al testo di legge, resta qualche perplessità sul fatto che un professionista debba, su un contratto già approvato dalle parti, chiedere all’ ordine o dal collegio a cui è iscritto il parere sulla congruità del compenso o degli onorari rispetto all’ attività già prestata.

Non si dovrebbe arrivare a questo. A dover rideterminare giudizialmente il compenso dovuto al professionista. Per finire con una condanna a un ente pubblico o un’impresa al pagamento della differenza tra l’ equo compenso ricalcolato e quanto già versato al professionista. E neanche a stabilire un indennizzo in favore del professionista, fino al doppio della differenza tra equo compenso e onorario corrisposto.

Quando ci rivolgiamo al tribunale per reclamare una parcella congrua, chiediamo una perizia ai nostri Ordini ai quali retrocediamo una percentuale che si calcola sul valore del contratto. Di solito giudice non accetta il nostro ricorso: avviene quasi sempre, con eccezione del Tribunale di Vicenza.  Poi nomina una  commissione di esperti e questa perizia la pagano entrambe le parti avverse. Di solito in questo comitato c’è ancora di mezzo il nostro Ordine professionale, magari di un’altra regione. Dunque per reclamare il compenso equo e dovuto, ci paghiamo sopra due perizie.

Verrebbe da dire: portate tutti la sede legale a Vicenza…La questione dell’equo compenso, insomma, non ha mai fine. I compensi previsti in tali modelli standard si presumono equi fino a quando?

Fino a prova contraria. La legge prevede anche l’istituzione di un “Osservatorio nazionale” che deve vigilare sulle disposizioni che lo regolano. Per l’Osservatorio si prevede un rappresentante nominato dal Ministero del Lavoro, un rappresentante per ciascuno dei Consigli nazionali degli ordini professionali, due membri individuati dal ministero dello Sviluppo economico, per le associazioni di professionisti non iscritti a ordini e collegi, ed è presieduto dal ministro della Giustizia o da un suo delegato. In questo consesso manchiamo solo noi come associazione. Stupisce che il Premier Draghi, tanto attento ad ascoltare le parti sociali, si dimentichi di sentire quelle dei fornitori di servizi di progettazione di tante municipalità.

Edilizia, Asso ingegneri architetti chiede equo compenso e un tavolo Stato-professionisti per una migliore programmazione urbanistica. Cosa direte al sottosegretario Paolo Sisto sabato prossimo?

Che desideriamo essere ascoltati sia dalla Commissione Giustizia del Senato, che dal Ministero dei Lavori Pubblici. Non può essere che così, se poi sul territorio dobbiamo lavorare insieme sull’urbanistica dell’Italia di domani. Noi contiamo 8.000 professionisti, ricchi di competenza ed esperienza riconosciuta sul territorio. Professionisti che operano secondo coscienza e competenza e non secondo logiche di partito o di categoria. Dobbiamo combattere ogni giorno con una normativa 110% da interpretare giorno per giorno e non definitiva.

Dobbiamo combattere con ENEA, Agenzia delle Entrate e Catasto in cronico ritardo sulle pratiche. Non dobbiamo in definitiva, scoraggiare l’intreccio di rapporti professionali con i clienti ‘forti’  nella nostra categoria. Il dialogo tra sordi e la scarsa certezza del diritto e delle norme, portano all’incuria, allo scaricabarile. Ma anche alle tante trascuratezze che oggi paghiamo in termini di catastrofi urbane o idrogeologiche. Che col dialogo e una doppia vigilanza, affidata anche a professionisti indipendenti, si potevano evitare.

Approfondimento

Intervista su PdB Tv ad Alberto Molinari

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